“Proteste a Mosca: versione slava della rivoluzione araba?”
Le manifestazioni di protesta contro i brogli nelle recenti elezioni alla Duma di Mosca sono un fenomeno nuovo nella Russia. Inimmaginabili al tempo del regime sovietico, improbabili nel regime autoritario e corrotto di Putin, hanno sorpreso, come nel caso delle rivolte arabe, esperti e governi.
Si tratta di sono una versione slava della rivoluzione popolare iniziata in Tunisia?
Ci sono troppe differenze storiche, culturali, religiose politiche ed economiche per fare accostamenti fra quello che sta succedendo nel mondo arabo-islamico e in quello russo cristiano-ortodosso. In comune, però, ci sono tre cose: il fatto che in entrambi i mondi le folle hanno perduto la paura dei governanti; il fatto che i rivoluzionari o i protestanti sono entrati in possesso di un’arma –la tecnologia del social network – su cui i governanti non hanno controllo assoluto; il fatto che il comune denominatore nelle richieste della piazza non è la libertà politica ma la dignità e la giustizia sociale.
I detentori della violenza legale (cioè del potere legittimo dello stato – giustizia, esercito,polizia, ecc -) non sono più visti come detentori della autorità legittima del potere. Non si tratta di una questione di cultura, di storia, o carattere variante da paese a paese. Si tratta del bisogno di una forma nuova dello Stato dal momento che quello sovrano, territoriale e democratico parlamentare é messo in discussione. Il diritto del governo a governare esiste ancora ma non più nella forma di Stato che si é sviluppato nel corso degli ultimi quattro secoli, dal tempo della pace di Westfalia ai nostri giorni come prodotto del pensiero politico, filosofico, sociale e religioso europeo e occidentale.
Non é la prima volta che la natura dello Stato cambia anche in Occidente. Lo stato imperiale romano é stato sostituito dallo stato feudale; quello feudale da quello monarchico assolutista; quello assolutista da quello territoriale; quello territoriale da quello nazionale; quello nazionale da quello ideologico. Il fatto interessante é che non sono mai state le idee a cambiare la natura dello Stato ma è l’innovazione tecnologica che fornisce al potere nuove armi e nuove risorse economiche legittimate o meno dalle idee.
Il feudalesimoha incominciato a morire sulla piana di Agincourt dove i long bow (lunghi archi) dei contadini inglesi sbaragliarono la cavalleria nobile francese. La democrazia si é affermata quando la fanteria divenne “la regina delle battaglie”. Lo Stato sovrano territoriale si afferma come conseguenza della rivoluzione industriale e del bisogno dei coscritti (e degli operai) di conoscere la lingua “nazionale” in cui ricevevano gli ordini degli ufficiali e dei capi reparto.
Le dittature potevano durare sino a tanto che possedevano (l’arma) del controllo dell’informazione. E’ questa l’arma che i nuovi sistemi di comunicazione sociale hanno spuntato. Per questo lo slogan comune alla rivolta popolare araba e russa (con le elezioni falsificate da Putin e non con la caduta del muro di Berlino é iniziata la vera rivoluzione anti sovietica) non viene urlato dalla folla per chiedere libertà ma giustizia economica e dignità. La dignità di essere qualcuno, non un numero statistico al servizio di partiti o oligarchie.
A questa richiesta manca però ancora un nuovo patto costituzionale legittimativo. Sarà diverso per ogni paese e cultura ma richiederà tempo per essere elaborato, molti compromessi molte illusioni spente e la salita di nuove elitè al potere. Non facciamoci illusioni: la rivolta socio tecnologica a cui assistiamo per la creazione di un nuovo tipo di Stato prenderà tempo.
Dan Vittorio Segre