Il 22 gennaio si terranno in Israele le elezioni generali. Trentaquattro partiti (prodotto dal livello minimo di accesso del 2%) lottano per occupare i 120 seggi della Knesset, parlamento unicamerale di un Paese che conta 8 milioni di anime. La fiacca campagna elettorale, alimentata da una squallida lotta personale negli alti comandi delle forze armate e dalle denunce di incompetenza del primo ministro da parte dell’ex capo dei servizi segreti, riserva tuttavia sorprese. Per la prima volta nei partiti al posto dei generali e dei kibbutznik emergeranno coloni degli insediamenti e star mezzobusti della televisione, a dimostrazione dei cambiamenti sociali di […]