“Siria: non sarà una rivoluzione a buttare giù Assad”
Il numero di vittime in Siria cresce, ma nonostante le bombastiche dichiarazioni di leader occidentali, un anno dopo l’inizio della rivolta il presidente Assad é sempre al potere. Due ne sono le ragioni : l’appoggio della Russia dall’esterno e le rivalità di una debole e pretenziosa opposizione all’interno.
La posizione di Mosca é chiara: la Siria non é solo un paese alleato ma anche la finestra del Kremlino sul Mediterraneo. Unità navali russe proteggono basi militari e commeciali mentre all’Onu l’ambasciatore russo blocca qualsiasi mozione o sanzione anti siriana o l’interveno del Consilio di Sicurezza.
La debolezza dell’opposizione é evidente. Il regime degli Assad (padre morto e figlio presidente) é nelle mani del gruppo di maggioranza relativa alawita, setta eretica islamica vicina agli shiiti che detiene il potere militare, delle forze di sicurezza e di buona parte dell’economia. Ostile ai Fratelli musulmani sunniti, ha potuto contare per anni sull’appoggio della minoranza cristiana, di quella drusa e ha sostenuto le rivendicazioni nazionali kurde all’esterno della Siria ma non all’interno.
Al momento ci sono tre organizzazzioni di opposizione siriana: il Consiglio Nazionale Siriano (CNS) creato a Istanbul il 2 ottobre scorso. Il suo capo é Borhan Gallion e vive in Francia. Sotto la sigla CNS si trovano: sunniti che hanno firmato la Dichiarazione di Damasco per il Cambiamento Democratico; Fratelli musulmani; personalità sunnite indipendenti e rappresentanti della minoranza kurda e cristiana. Il suo programma sembra però essere un paravento per i Fratelli musulmani che non desiderano mettersi in mostra ma mirano a prendere il potere se e quando Assad cadrà. Il CNS comuque ha rifiutato la collaborazione della minoranza kurda che si é riunita nel Congresso Nazionale Kurdo il 26 ottobre scorso.
La seconda organizzazione di opposizione é il Consiglio di Coordinazione siriano (CCS) delle “forze che lottano per il cambiamento democratico”. Si tratta di elementi di sinistra coi resti del possente partito comunista. I due Consigli -quello nazionale siriano e quello del Coordinamento nazionale- hanno firmato un patto di cooperazione il 31 dicembre scorso. Difficile credere a una sincera intesa fra Fratelli musulmani e laica di sinistra. Il CCS ha anche raggiunto un accordo con la terza forza di opposizione, l’Esercito Siriano libero, controllato dalla Turchia. Guidato dal Colonnello Riad al Assad che dice di avere al suo comando 20.000 soldati disertori dall’esercito nazionale, si tratta di una armata brancaleone, situata in territorio turco e sotto la sua protezione, mal armata e incapace di far fronte alle truppe di Assad. Conduce azioni di guerriglia che nelle ultime giornate hanno fatto salire il numero delle vittime.
Con una opposizione frastagliata del genere, il regime che contina a riceve aiuti militari e finanziari dall’Iran difficilmente abbandonerà il potere. Assad ha maggiori probabilità di essere eliminato fisicamente da qualche sua guardia del corpo, ben pagata.