Il sangue di Maria
Maria Chindamo sembra essere stata inghiottita dalla terra. La stessa che con amore e dedizione coltivava. Quella che, riconoscente, dava da mangiare a lei e ai suoi figli. Da un mese, dell’imprenditrice agricola della Piana di Gioia Tauro, nessuna traccia. È sparita nel nulla. Di Maria restano solo poche gocce di sangue e qualche capello ritrovati sul cruscotto della sua auto che, al momento del ritrovamento nelle contrade di Limbadi, era ancora col motore acceso. Pochi minuti, forse qualche secondo è bastato al suo carnefice per farla sparire per sempre. Afferrata con violenza, strattonata e picchiata. Poi il buio. Il silenzio. A volte complice. Come al solito, in Italia, nessuno sa niente. “Era una brava donna” dicono alcuni suoi concittadini. Altri, invece, insinuano il contrario.
Per il procuratore, la quarantaquattrenne, è stata uccisa. Ma non dalla ‘ndrangheta. “Ci siamo trovati ad affrontare un caso difficile, in cui qualcuno si è sostituito a Dio decidendo chi deve vivere e chi, invece, deve morire” afferma Mario Spagnuolo, procuratore della repubblica di Vibo Valentia.
Per molti si tratta di un delitto “d’onore”. Uno dei tanti consumati in Calabria, dove la mentalità è arretrata. Anche troppo. Se ti azzardi a disonorare la “famiglia”, ad infangare il “nome” sei spacciato. Finito. Come accaduto a Fabrizio Pioli, un giovane elettrauto di Gioia Tauro che, qualche anno fa, fu preso a colpi di spranga, bruciato vivo e sepolto insieme all’auto in aperta campagna solo perché aveva osato amare la figlia già sposata di un “dritto” di paese. I familiari di lei, senza pietà, lo hanno fatto sparire. Nel giro di pochi minuti. Il corpo è stato ritrovato grazie ad una confessione e all’arresto di tutta la famiglia al completo. Dal padre al figlio, dalla madre al nipote.
La scomparsa di Maria è misteriosa. E’ avvenuta ad un anno esatto dal suicidio del marito. Per questo gli inquirenti hanno stretto il cerchio attorno alla famiglia. Ferdinando, il marito, avrebbe deciso di farla finita perché Maria era pronta a chiedere il divorzio. Le cose tra i due non andavano bene e lui non sopportava il peso della separazione. Gli investigatori la stanno cercando ininterrottamente nelle terre di sua proprietà con l’ausilio di alcune ruspe e dei cani molecolari, ma di Maria Chindamo ancora nessuna traccia. Almeno fin quando qualcuno non si deciderà a parlare.
Nel resto d’Italia si parlerebbe di femminicidio e i talk televisivi pomeridiani ne sarebbero infarciti. Ma la misteriosa scomparsa della giovane calabrese fa notizia solo per lo sciarelliano Chi l’ha visto?, l’immortale programma di Rai3 dedicato agli amari casi degli scomparsi. Una cosa è certa, viva e rapita o morta, Maria, in questo momento è una ulteriore vergogna italiana agli occhi del mondo. Sì, una vergogna per l’Italia che non riesce, ancora una volta, a difendere le donne dalla brutale violenza di una legge che sa di medioevo.