Villaggio Italia assediato dagli immigrati
La guerra tra i poveri della Piana di Gioia Tauro è appena cominciata. Da un lato gli italiani senza casa, dall’altro gli immigrati senza tenda. A Rosarno, in Calabria, il degrado sociale è tanto. Centinaia di famiglie sono senza casa e lavoro. Nessuno li aiuta, neanche lo Stato che, in questo caso, dovrebbe fare ma non fa. Guarda. Inerme. Mentre la tensione aumenta giorno dopo giorno. Come oggi pomeriggio, quando una ventina di immigrati sfrattati dalla vecchia tendopoli hanno tentato, invano, di occupare “Villaggio Italia”. Il simbolo della lotta. Quella vera. Portata avanti con determinazione da poche famiglie coraggiose.
È passato un anno da quando alcuni rosarnesi, senza soldi e senza speranze, hanno occupato per necessità gli alloggi destinati agli immigrati. Villaggio Italia, così è stata ribattezzata dagli stessi occupanti, è una struttura, mai completata, costata oltre un milione e mezzo di euro, progettata per l’integrazione e l’inserimento al lavoro degli immigrati. Una interdettiva antimafia ha bloccato i lavori. Abbandonata, nel tempo, è stata vandalizzata. Depredata da ogni cosa. Porte, finestre, bagni, docce, condizionatori…
Le famiglie senza casa, che hanno deciso di non arrendersi, con sacrifici e sudore, hanno ristrutturato gli alloggi e li hanno resi abitabili. Un gruppo elettrogeno per la luce, grosse cisterne per l’acqua, bombole del gas per la cucina. Ma quel tetto, conquistato con i denti, quel tricolore, oggi sbiadito e strappato dal vento, simbolo di una nazione che non gli ha dato nulla, issato con orgoglio, rischia di essergli scippato dagli immigrati che, con insistenza, hanno tentato di occupare ciò che credono loro.
Ad evitare il peggio un altro coraggioso: Gabriele Lombardo, il giovanissimo capitano dei carabinieri di Gioia Tauro che conosce bene i neri d’Africa della Piana. Con la pazienza e la calma che lo contraddistingue ha convinto gli immigrati ribelli ad abbandonare l’idea di occupare. Ora, per Elisa e gli altri il peggio è stato scongiurato. Almeno per ora.