Due scosse di terremoto. La terra, in Calabria, ha tremato a distanza di due giorni. La prima scossa di magnitudo 3.5 alle prime luci dell’alba di sabato. La seconda questa notte, alle 2.11, stessa magnitudo, con epicentro nella Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria. A questa si è aggiunta un’altra lieve scossa di magnitudo 2.3, esattamente dieci minuti dopo. Alle 2.21. poi altre cinque scosse. La terra ha smesso di tremare alle 6.58.

Un incubo per i residenti, per i calabresi che nella Piana di Gioia Tauro vivono. Nessuno è in grado di dare informazioni, di tranquillizzare la popolazione. Spiegare. Nessuno. Tutto tace. È solo la terra a parlare, anzi a tremare. Molti potrebbero dire: “cosa c’è da dire, un terremoto non è prevedibile.” Si può formare, però. Si può dire cosa fare, come meglio muoversi.

Molti si interrogano: ma la Calabria è in grado di reagire? È in grado di dare una risposta adeguata all’emergenza? La risposta sincera è no. Non lo è. Lo dico da calabrese, da figlio di quella Terra. Molte, tante strutture non sono all’avanguardia, non sono antisismiche. In molti casi nessun adeguamento negli anni è stato fatto. Comprese molte strutture pubbliche. Scuole, ospedali. Caserme. In caso di un forte terremoto, cosa potrebbe accadere?

E mentre le scosse non danno tregua e fanno perdere il sonno nessuno si interroga su cosa fare. Basta imitare, copiare gli altri. Proprio oggi, a Napoli, ai Campi Flegrei (dove la terra non ha mai smesso di tremare) le istituzioni hanno programmato un’esercitazione insieme alla Protezione Civile. “Verranno fatti evacuare gli alunni di una scuola, simuleremo voragini in strada e il blocco delle vie di fuga” ha detto Josi Gerardo Della Ragione, sindaco di Bacoli. E in Calabria cosa stanno facendo? Nulla. E la mente torna tristemente al terremoto devastante del 1908 che rase al suolo Messina e Reggio Calabria. Un terremoto che, a dire degli esperti, potrebbe ripetersi.

 

 

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