Paola Caridi, Ilide Carmignani, Mattia Carratello, Giuseppe Culicchia, Fabio Geda, Giorgio Gianotto, Alessandro Grazioli, Loredana Lipperini, Giordano Meacci, Eros Miari, Francesco Pacifico, Valeria Parrella, Rebecca Servadio, Lucia Sorbera, Annamaria Testa, Christian Raimo.

Questi sono i consulenti culturali facenti parte del comitato editoriale del Salone del libro. Senza rischiare di cadere nell’approssimazione, non è un errore collocarli più o meno tutti in quell’area politica di sinistra che va dal globalismo al comunismo.

Scorrendo la lista, c’è Ilide Carmignani che scriveva per il Manifesto, c’è Alessandro Grazioli che ritwitta messaggi antisalviniani come questo: “…il Paese in cui vivo, dove #Salvini impone politiche che varcano le soglie del fascismo”, c’è Giordano Meacci che nel 2011 considerava “la Lega un partito neonazista col quale non si deve scendere a patti e che non deve essere legittimata”, c’è Valeria Parella che in una intervista a Micromega del febbraio 2014 si definiva “comunista” e lanciava la sua candidatura con la lista L’Altra Europa con Tsipras, c’è Rebecca Servadio, che condivide l’idea di ballare e cantare Bella ciao davanti allo stand di Altaforte “perché capiscano che spazi di cultura non fanno per loro”.

salone

Quattro di loro, su sedici, compaiono nell’elenco di quelli che hanno fatto l’appello per la liberazione di Cesare Battisti. Si tratta di Mattia Carratello, Giorgio Gianotto, Loredana Lipperini e Christian Raimo. Quest’ultimo, sostenitore dell’amnistia per l’ex terrorista dei Pac, si è dimesso dal comitato editoriale dopo aver pubblicato su Fb la lista di proscrizione dei giornalisti e scrittori di destra che “con i loro libri sostengono un razzismo esplicito”.

E poi ci si stupisce se il comitato editoriale sia insorto contro la casa editrice Altaforte che ha pubblicato un libro su Salvini?

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