Ma Gad Lerner  che chiede perentoriamente le scuse di Matteo Salvini per gli (orribili) insulti ricevuti a Pontida ha mai chiesto scusa per le offese rivolte al leader della Lega? Perché nel gioco delle parti e nella bassezza della dialettica volgare non si deve dimenticare che le invettive non sono mai state unidirezionali. Anzi. Il giornalista chiese scusa quando nel 2016 scrisse: “Esplode bomba all’idrogeno in Corea del Nord e provoca terremoto. Peccato che Salvini e Razzi non si trovassero nella loro patria elettiva”. Augurare sostanzialmente la morte di un politico non è cosa per cui fare ammenda?

Il 27 agosto scorso, gongolando per il nuovo governo, Lerner diede del pirla a Salvini. Poca roba, per carità. Nel pieno del caso Sea Watch, il conduttore televisivo prese, ça va sans dire, le difese della capitana Carola Rackete e attaccò più volte il Capitano: “Il suo vocabolario pieno zeppo di parolacce affoga nel ridicolo”; “Sbruffoncella? Non abbiamo piuttosto a che fare con un ministro sbruffone da osteria?”. Anche queste non sono cose per cui fare ammenda?

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E ancora: ” Vien da chiedersi: ma cosa penserà di Salvini la madre di Salvini? Quando, di fronte a quello che, comunque la si pensi, rimane un dramma umano, il suo Matteo scrive: ‘Non sbarca nessuno, mi sono rotto le palle. Lo sappia quella sbruffoncella‘”. Tirare in ballo la madre di qualcuno, senza motivo per altro, non è cosa per cui fare ammenda?

E che dire dell’allarme fascismo lanciato in tv e sui social? “Questa destra di oggi strizza l’occhio all’iconografia del fascismo perché questa sua retorica di prima gli italiani è antica”, diceva nel giugno 2018. Nel dicembre dello stesso anno ci andò pesante: “Salvini, uno che dileggia i migranti della Diciotti è una merda umana”. Offendere pubblicamente un ministro della Repubblica non è cosa per cui fare ammenda?

“L’Italia leghista è un rivolgimento profondo, sociale e culturale prima ancora che politico, come testimonia il voto nelle ex regioni rosse. Già in passato le classi subalterne si illusero di trovar tutela nella trincea della nazionalità. Non finì bene”, sentenziò all’iondomani del boom del Carroccio alle Europee. Odiare , denigrare e declassare la democrazia e il popolo, peggio ancora se di destra, non è cosa per cui fare ammenda?

Adesso, Lerner fa la vittima, pretende le scuse, rammentando i precedenti casi in cui prima Bossi e poi Giorgetti si cosparsero il capo di cenere quando venne insultato da militanti o compagni del Carroccio. Ma è lo stesso circuito che va in scena da anni, è lo stesso circolo mediatico in cui entrambi i soggetti traggono una sorta di beneficio dagli insulti dell’altro. Con l’unica differenza che Lerner, senza Salvini, avrebbe poca ragione di far parlare di sé. Non per nulla, a chi ha dedicato la prima puntata del nuovo programma in Rai L’Approdo? Alla Lega di Salvini.

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