L’Italia non è una repubblica delle banane
L’Italia non è una repubblica delle banane. Se le azioni servono a dimostrare il carattere di una nazione, diciamo che la cattura del latitante Battisti rappresenta una redenzione di uno spirito nazionale spesso troppo molliccio e rassegnato. Questo paese non è più solo il paese della pizza e dei mandolini: questo paese manda i suoi reparti di intelligence migliori in giro per il mondo a catturare terroristi. Lo standing di uno Stato non si vede solo nelle sue perfomances economiche, nella stabilità politica o nell’attrattività di capitali: uno stato si vede anche nella risolutezza nell’usare le proprie forze militari, di polizia e soprattutto d’intelligence nel proteggere gli interessi nazionali e nell’assicurare alla giustizia criminali e terroristi.
Tutti rimasero a bocca aperta quando il piccolo e giovane stato d’Israele mandò dei commando del Mossad a catturare Adolf Eichmann, che si rifugiava a Buenos Aires. Un conto con la storia andava chiuso ed Eichmann è stato impiccato a Gerusalemme. Con Battisiti abbiamo anche noi un conto in sospeso, vecchie ferite della storia che non si sono ancora rimarginate: andavano chiuse e lo abbiamo fatto. Non era più tollerabile vedere un criminale divertirsi e gozzovigliare dopo aver lasciato in Italia solo pozze di sangue innocente.
Avremmo dovuto trovare il coraggio di prelevarlo con la forza prima, quando Battisti era coperto dal socialista Lula e da Dilma Roussef: avremmo dovuto mettere i brasiliani di fronte al fatto compiuto, prendere Battisti a bordo di un volo di Stato ed andarcene. Non è stato così e questo rimane l’ultimo rammarico. Ma è finita come era giusto che finisse.
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