Quando meno te lo aspetti, i governi italiani si mettono in mente di risolvere con la bacchetta magica i problemi del Sud Italia. Il Movimento 5 Stelle durante il precedente governo, ha preso la poltrone del Ministero per il Sud nella persona di Barbara Lezzi, non si sa bene per fare cosa. A settembre, all’alba del nuovo governo giallorosso, Conte dichiarava urbi et orbi che c’era bisogno di un piano straordinario per il Sud. Anche qui non si sa bene a cosa si riferisse, ma sospettiamo che volesse rimetter mano alla democristiana Cassa del Mezzogiorno. Eppure al Sud di bacchette magiche non servono, ma è utile tanto lavoro e tanti piccoli passi in avanti, anche istituzionali.

Il concetto di Zona Economica Speciale non è una cosa nuova, almeno nel mondo ed in Europa. Per il mondo, basta citare l’esempio di Shenzen, una colossale città cinese sede di importanti aziende tecnologiche ed in Europa l’esempio polacco e del traino alla crescita delle sue ZES. Le ZES, quindi, se usate bene e se ben normate, possono essere un traino vero per lo sviluppo del Mezzogiorno, evitando spese in welfare e promuovendo imprenditorialità a regimi fiscali vantaggiosi. In Italia siamo stati gli ultimi a muoverci e gli iter per far partire le ZES nel Sud Italia sono finiti da pochissimo tempo. Le ZES sono previste per Molise, Puglia, Calabria, Basilicata e Campania, e fanno capo alle Autorità Portuali di Bari, Taranto, Napoli e Gioia Tauro.

Parlando con gli esperti dello SVIMEZ e con un banchiere che si occupa principalmente di ZES, ne è venuto fuori un quadro frastagliato, difficile ma pieno di speranze. Partiamo con le notizie positive: Campania e Puglia possono avere vantaggi reali grazie alle relative ZES. Infatti le due regioni hanno un buon tessuto produttivo, buone reti logistiche e ottimi porti. La Campania ha due enormi interporti ed ha il collegamento TAV con Roma e Milano, senza contare l’importanza dei porti di Salerno e Napoli. La Puglia, in special modo il tarantino, ha un’area retroportuale degna di nota, con la presenza di un agglomerato industriale come l’Ilva di Taranto e l’industria petrolifera della Basilicata. Purtroppo le notizie negative sono per la Calabria: con il porto di Gioia Tauro commissariato ed una situazione logistica ed industriale non rosea, la Calabria è quella che potrebbe beneficiare di meno dalla ZES.

Il quadro è frastagliato, le speranze sono molte e le difficoltà altrettante, ma quel che è chiaro è che il Sud non riparte con il denaro a pioggia dallo Stato, ma solo grazie ai privati che credono e investono nel territorio.

 

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