Davide Quadri

L’argomento di oggi entra a gamba tesissima nel dibattito sulla Lega possibile new entry nel Partito Popolare Europeo, che si è sviluppato negli ultimi giorni sui giornali sia di destra sia su quelli liberal. Stiamo parlando ovviamente dell’intervista fogliante fatta a Francesco Giubilei, che tutti quanti noi destrorsi seguiamo con interesse. Giubilei ha parlato apertamente di far confluire la Lega dentro il PPE, senza mezze misure. A supporto di quest’idea, Giubilei cita le recenti parole di Giorgetti riguardo il PPE, che lui legge come la chiara volontà, da parte di un’area non ben definita della Lega, di legarsi mani a piedi al mondo moderato. Ovviamente chi scrive vede tutt’altro, ma andiamo con ordine.

Ovviamente tutti sappiamo che a livello europeo i sovranisti sono all’opposizione, Lega compresa. Chi governa invece è la solita coalizione PPE/PSE, che praticamente è la copia della coalizione che governa in Germania. Giubilei dice però due cose molto importanti:

1) consiglia alla Lega e quindi a Salvini e a Giorgetti di spostare il baricentro politico dai cosiddetti estremi al centro, confluendo nel PPE;

2) parla dell’esempio positivo della Meloni, che secondo Giubilei è stata politicamente molto più scaltra e brava nel mettersi dentro una famiglia politica che – secondo lui – conta ed è in grado di influenzare le decisioni di Bruxelles, mentre la Lega è rimasta nel gruppo sovranista che, sempre secondo Giubilei, non tocca palla e non decide nulla;

Giancarlo Giorgetti

Quello che io personalmente leggo dalle parole dell’amico Giubilei è un bisogno, quasi spasmodico, di irreggimentare un forza politica come la Lega, che tutto è fuorché moderata nelle proposte, in un mondo paludato come quello dei popolari europei, perché “se non diventi moderato, non conti nulla”. Questo voler per forza mettere le forze di destra populiste in un recinto di presunta “presentabilità” è, secondo il vostro affezionatissimo, una tendenza fin troppo in voga negli ambienti della destra italiana che, alla lunga, avvantaggia la sinistra.

Oggi ne parlo anche con il responsabile esteri delle Lega Giovani, Davide Quadri che, pur ribadendo la necessità per una forza politica come la Lega di dialogare con il PPE (e quindi con la Merkel), ci sono delle scelte valoriali da cui non si può e non si deve prescindere. Lo stesso discorso che, a parere mio e di Quadri, è stato fatto anche da Giorgetti ma che, ovviamente, è stato intenzionalmente inquinato dai giornalisti e usato strumentalmente.  La maggioranza al Parlamento Europeo secondo Quadri è fin troppo schiacciata su un’asse di politica interna tedesca merkeliana di apertura ai verdi, o comunque liberalsocialisti sui termini valoriali. In aggiunta, continua Quadri, la coalizione PPE-PSE  non perde mai l’occasione di mettere alla gogna Orban, il cui partito è dentro al PPE,  sullo stato di diritto. Un altro bersaglio del PPE è la Polonia stessa del governo Morawiecki con il PIS, che viene tacciato un giorno sì e l’altro pure di fascismo, nonostante sia considerata una delle forze più moderate della famiglia dei conservatori, dove c’è anche Giorgia Meloni.

Tutto ciò dimostra secondo Quadri come in realtà il vero peso politico è di chi governa. Quando un partito governa il proprio paese riesce ad incidere a livello europeo, anche se è all’opposizione. Il caso della Lega durante il governo gialloverde ne è stata la controprova. Entrare  in questo momento nel PPE rappresentato da Donald Tusk, che ha un’agenda completamente liberal, quindi di opposizione a tutto ciò che può essere definito identitario e conservatore in senso lato, sarebbe contro natura per una forza come la Lega, che dell’identità fa il suo cavallo di battaglia.

Per non dimenticare poi come lo stesso Tusk si è augurato la vittoria di Biden su Trump, nonostante si fosse definito un “reaganiano”. Come avrete capito, stiamo parlando proprio della tipica mentalità di un certo centrodestra che vuol piacere alla gente che piace ma che poi, elettoralmente, perde ovunque. Come dice Quadri,  Tusk può piacere alla borsa di NY ma sicuramente poi non piace ai polacchi, tant’è che inanella una scia di risultati negativi da ormai 10 anni. Fattore fondamentale poi secondo Quadri sarà capire come andrà il congresso della CDU, il partito di Angela Merkel, che è il principale stakeholder del PPE. Una svolta a destra sicuramente potrebbe favorire il dialogo, ci mancherebbe, ma da qui ad immaginare un’alleanza come la vede Giubilei ce ne passa.

In sostanza, qua pensiamo che questa volta l’amico Giubilei abbia preso una cantonata e che Giorgetti non abbia in realtà mai detto di voler traghettare la Lega di Salvini dentro il PPE per bonificarla e per renderla più presentabile. Giorgetti avrebbe in mente un postulato ben chiaro della realpolitik: dialogare con chi, almeno per ora, comanda, ma mai alleanza con chi è stato artefice di questo progetto di integrazione sempre più fiacco e sempre più perdente.

 

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