Twitter ha bannato definitivamente il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Jack Dorsey è riuscito nel miracolo di deviare l’attenzione dei media dalle azioni contro il Congresso verso la censura nei confronti del mondo conservatore e di destra. Un capolavoro tattico che neanche il più abile stratega avrebbe potuto pensare. Ormai siamo di fronte ad una realtà: i social network che conosciamo stanno bersagliando tutti coloro che non si allineano al pensiero progressista globale. Fine dei giochi. Facebook e Twitter ci hanno permesso negli anni di ingaggiare una battaglie delle idee dura ma giusta e leale contro gli avversari politici. Ora però l’arbitro, come un Byron Moreno qualunque, ha smesso i panni dell’imparzialità e gioca apertamente e senza vergogna contro i conservatori. Gia negli anni scorsi delle avvisaglie sul fatto che i social favorissero le idee progressiste, e Ted Cruz in America lo aveva già denunciato illo tempore.

Chi controlla i controllori? Possiamo fare a meno dei social per diffondere le nostre idee? Dobbiamo aver paura della censura e delle conseguenze delle nostre idee? Quanto conta il diritto alla libertà di parola? E soprattutto, è venuto il momento di smontare pezzo per pezzo il monopolio di Big Tech sulle nostre vite virtuali? Queste sono le domande che dobbiamo porci se non vogliamo vivere la parodia di 1984 di George Orwell

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