Chi segue questo blog sa benissimo quanto la questione energia e green deal mi interessi, ora ancor di più dato che sono anche il Vice Presidente della Fondazione Mattei di Matelica. Ho fatto nei giorni scorsi una bellissima chiacchierata con Sterling Burnett, direttore del Centro sul Clima e Politiche Ambientali dell’Heartland Institute, un think tank conservatore americano, per capire quale sarà il futuro dell’energia in America, e se sarà possibile nell’America di Trump una svolta ad U veloce e repentina contro le follie ambientaliste dei quattro anni di Biden. Il quadro che Sterling mi ha fatto è stato molto chiaro.

Secondo Sterling, la volontà politica da parte di Trump nel capovolgere le politiche energetiche di Biden c’è,  ovviamente. Trump ha la capacità di tornare indietro rispetto agli ordini esecutivi di Biden. Trump può intervenire sui vari obblighi per quanto concerne, ad esempio, le auto elettriche, ma poi alcuni limiti ambientali sono dettati da agenzie come l’EPA (Environmental Protection Agency), che non sono toccati dagli ordini esecutivi di Trump. Modificare i folli limiti delle emissioni d CO2 stabiliti dall’EPA sarà più complicato e tortuoso, e si porteranno dietro diverse cause. Tutto questo per dire, secondo Stirling, che la firma degli ordini esecutivi è solo il primo piccolo passo di una battaglia che probabilmente sarà vinta, ma che impegnerà e non poco la giustizia americana.

Lo stesso discorso vale per esempio per le perforazioni petrolifere offshore, che Biden ha praticamente reso impossibili da fare, ed il Congresso – con una legge che risale a diversi anni fa – ha dato al Presidente il potere di vietare le perforazioni petrolifere offshore. Ora, sempre secondo Sterling, Trump vuole ovviamente tornare indietro rispetto a questa pazzia, ma il diavolo è nei dettagli: non è chiaro se potrà farlo, poichè la legge non lo prevede. Un chiaro esempio di ciò fu quando Trump provò a ridurre i terreni monumentali in America, e le varie corti rigettarono il tentativo, poichè non era specificato che un Presidente potesse tornare indietro rispetto all’espansione dei terreni, e quindi dove le trivelle non possono operare. Per quanto riguarda le perforazioni offshore, alla fine Trump dovrà rassegnarsi al fatto che lui potrà fare ben poco, e che servirà l’intervento del Congresso con una legge ad hoc.

Il problema è che al Congresso poi, i repubblicani non sono tutti allineato al MAGA-pensiero. Oggi alla Camera dei Rappresentanti non c’è nessun particolare problema, ma al Senato ci saranno difficoltà secondo Sterling. Poi c’è un problema con l’Interior Secretary, Burgum, che ha posizioni folli su politiche green: sostiene il carbon capture ed è un campaigner del climate change. Dough Burgum, però, ha ambizioni e vuole fare carriera, e sa benissimo che Trump è disposto a licenziare i suoi ministri. Sterling è certo che Burgum seguirà pedissequamente Trump nelle sue politiche energetiche, pena il licenziamento e la stroncatura della sua ascesa politica. La presenza nel GOP di politici anti-MAGA rimane, però, un grosso problema per Trump e la sua politica energetica.

Le politiche energetiche americane sicuramente cambieranno, ed ormai la volontà politica di superare il green deal di Biden c’è. Ci saranno alcune scosse, ma la traccia è segnata e da li non si torna indietro. In Europa, invece, Ursula Von Der Leyen non h assolutamente alcun ripensamento critico sul green deal: l’UE sta andando a 300km orari contro il muro della realtà.

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