Ci sono luoghi e momenti in cui la politica smette di essere soltanto cabina elettorale e torna ad essere dibattito, comunità, visione. Civitanova Marche, domani, sarà uno di quei luoghi. Al Festival delle Idee Libere andrà in scena una giornata che è insieme arte, militanza e proposta politica.

Il cuore sarà la mostra “Patriots Project”, ospitata allo Shada: diciassette tele in stile fumettistico-futurista che ritraggono i leader del patriottismo occidentale – da Trump a Salvini, da Orbán a Milei, da Marine Le Pen a Kennedy – non come figure museali, ma come supereroi contemporanei. È un’arte dichiaratamente schierata, che non chiede permessi ai custodi del pensiero unico: “La battaglia che combattiamo non è solo politica, è spirituale”, ha ricordato Giulio Curatella, responsabile cultura del movimento Il Mondo al Contrario.

In effetti, l’impressione che si ricava è proprio quella di un manifesto: un Rinascimento identitario che passa dai pennelli prima ancora che dai palchi. Perché la cultura, quando è viva, non resta neutrale.

Ma non sarà solo arte. La giornata si aprirà con l’inno nazionale cantato dal vivo dal mezzosoprano Monica Minarelli – un brivido di comunità e appartenenza – e si snoda tra tavole rotonde e confronti. Prima la sicurezza, declinata in tre fronti che toccano tutti: scuola, social e strade. Poi l’economia, quella vera, quella che guarda a crescita e autodeterminazione, lontana dalle ricette dei tecnocrati. Tra i relatori volti noti del mondo culturale e politico identitario, e persino un collegamento con l’onorevole Roberto Vannacci.

Infine, come si conviene a una comunità che si riconosce, cena conviviale e sostegno delle candidature di Luca Buldorini, Luca Paolorossi e Veronica Fortuna (candidati Lega) in vista delle regionali di fine settembre.

Non si tratta – è bene dirlo – di una passerella, né di folklore politico. L’evento è stato organizzato dai Team Vannacci di Macerata, Civitanova e Tolentino, con il sostegno del presidente MAC, Norberto De Angelis: una rete viva di associazioni che hanno scelto di mettere la cultura al centro della battaglia identitaria.

Civitanova, dunque, sarà il teatro di un piccolo ma significativo esperimento: dimostrare che si può ancora fare politica parlando di radici, di identità, di futuro. Andando, senza paura, al contrario.

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