Quando nel maggio del 2014 sono arrivato a Londra per lasciarla subito e dirigermi in macchina verso il Cambridgeshire dove, in un teatro di Saint Ives, Nigel Farage avrebbe tenuto l’ultimo comizio di un lungo tour elettorale che lo aveva portato in giro per tutta la Gran Bretagna, le spinte euroscettiche avevano iniziato a farsi sentire sul serio. La maggior parte degli opinionisti radical chic e degli analisti vicini all’establishment cercava invano di far passare questa ondata, che ancora oggi travolge l’Unione europea delle élite, come bieco populismo che dal basso veniva e lì sarebbe rimasto. Eppure chiunque avesse battuto le campagne […]