Gaudí e il referendum della Catalogna
Antoni Gaudí (1852-1926) era un fervente catalano: se fosse vissuto oggi, sarebbe andato a votare per separare la Catalogna dalla Spagna. Ma non ha scritto un trattato sulla secessione. Ha creato la Sagrada Familia a Barcellona, cioè la più grande e stupefacente cattedrale della modernità, visitata e amata da milioni di persone. Questo cosa vuol dire? Che ci sono valori politici per cui lottare, ma ci sono valori sovra-politici, molto più importanti, per i quali l’uomo si eterna. Diceva Gaudí: “La nostra Sagrata Familia crescerà lentamente. Ci vorranno decenni e decenni, forse secoli, io morirò e non sarà ancora finita, ci saranno altri che la costruiranno dopo di me”. “Per realizzarla dobbiamo contribuire tutti, perché deve essere la chiesa di un popolo, di un popolo intero”. E non parlava del popolo catalano, forse neppure del popolo cristiano. Ma del popolo umano: “la chiesa deve essere aperta a tutti, persino ai malvagi”. Gli artisti, i poeti, i pensatori hanno questo dono: nelle loro battaglie più profonde, lottano non per una bandiera, per un referendum o un partito, ma per dare un’oncia di attenzione e di fiducia in più al nostro essere, come scriveva Ungaretti, una “docile fibra dell’universo”.