Ricercatori da Nobel o disoccupati?
Il Premio Nobel per la Fisica 2017 è andato agli scopritori delle onde gravitazionali, tra cui i ricercatori dell’European Gravitational Obsevatory di Virgo a Cascina (PI), che ringraziamo di cuore, a cominciare dal direttore e amico Federico Ferrini. In Italia, però, attorno alla parola “ricerca”, viviamo una polarità schizofrenica: la ricerca tecno-scientifica, quella eccellente, iper-specializzata, iper-selettiva, vive in una giusta e sacrosanta copertura economica per ricercatori e collaboratori (i migliori prevalgono e, con buon gioco di squadra e di interazione, raggiungono riconoscimenti assoluti e indiscutibili); la ricerca umanistica, invece, fatta di archeologi, storici dell’arte, archivisti, restauratori, scrittori, artisti, musicisti, vive in un’avvilente e mostruosa gara a chi è più disoccupato, a chi fa più la fame, a chi ha lasciato il curriculum in biblioteca, chi al McDonald’s, chi al bar per un posto di cameriere. Le pubblicazioni non sono pagate, le conferenze vengono richieste gratis, le lezioni ai ragazzi 5 euro all’ora, non di più, altrimenti ci sono i volontari. Onore ai Nobel, onore alla ricerca scientifica. Ma ricordiamoci che il vero, bruciante, campo di battaglia dei diritti e della dignità del lavoro, oggi, in Italia, si gioca nella ricerca umanistica.