Hai rotto, Cecchini!
Hai rotto, Cecchini! La Fontana di Trevi è stata di nuovo tinta di rosso. L’artista Graziano Cecchini ha di nuovo versato il colorante che, innocuamente verso le sculture, ha reso rosso sangue la Fontana più nota al mondo, per la gioia di migliaia di turisti, giornalisti e intellettuali che ne scrivono, compreso il sottoscritto. Diciamo la verità: è una performance d’impatto la prima volta. La seconda volta è una coglionata. Se tu metti un cesso in un museo, la prima volta ti scuote. La seconda volta ti annoia. L’arte può essere provocatoria, di denuncia, di rivolta, di contestazione, può essere teatrale, avanguardista, sperimentale. Ma non può essere ripetitiva. Quando la Fontana di Trevi è stata colorata da Cecchini nel 2007, era un gesto di conturbante irriverenza e di acuto senso estetico. L’artista non andava punito con severità perché, preso atto che non c’era danno al complesso scultoreo, la sua performance era innocuamente autentica. Questa seconda volta, invece, è stata solo noia, e la noia, tanto più che ha recato disagio e richiesto intervento economico per il ripristino, va punita. Esemplarmente.