In garage lo sturacessi, non le opere d’arte
In garage ci si tiene lo sturacessi o lo spazzolone, non le opere d’arte. Piuttosto che tenerle chiuse, tappate nei garage, negli scantinati dei comuni, delle istituzioni, nei depositi dei musei e delle soprintendenze, le opere d’arte diamole alle scuole, agli ospedali, agli istituti di pena, che hanno pareti bianche e vuote che sembrano loculi di cimitero. Avete visto le piazze delle nostre periferie, dei nostri casermoni, o le aiuole di certi condomini, o le stanze degli ospedali, o le aule delle scuole elementari e medie e superiori? Avete mai visto i corridoi degli uffici? Sono corridoi anonimi, stanze anonime, aule inappetenti, inespressive, indifferenti alla passione, ai cuori, ai desideri, agli slanci, alle sofferenze, alle domande di chi ci vive, ci trascorre giorni, mesi, anni. Eppure ci sono milioni di opere d’arte che sono tenute nei sottoscala e garage dei Ministeri, Comuni, Province, Regioni. Sono accatastate nel buio. Diamo loro luce. Come ho fatto per le quasi 50 sculture e bassorilievi di epoca napoleonica che sono stati rinchiusi per anni in un magazzino a Cascina (PI), tra gli escrementi dei topi. Adesso sono visibili da tutti, degnamente musealizzati nella neo-nata Gipsoteca civica. La loro vita è la nostra. Basta poco: basta volerlo.