IMG_1504La poesia è come un evidenziatore. Dove passa, illumina, evidenzia. E dopo averlo fatto, se ne torna al suo silenzio. Chiudi il libro e lo rimetti a posto; ma il tratto illuminato non è rimasto nel libro, ti si è attaccato agli occhi, nella mente. E lavora, lavora, lavora dentro, senza che tu lo sappia. Ha modificato un millimetro della tua retina, così che tu veda diverso. Ha modellato una riga della tua lingua, così che tu parli diverso. E quando ti troverai ad abbracciare, lo farai con un senso della carezza o della rabbia che prima non avevi. L’infinito lavora nel finito, mi diceva saggiamente Mario Luzi.

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