ff5247033d5a0bd2c0e8c7986962793d-kLuF-U10603413585346JgG-1024x576@LaStampa.itItaliani, siamo perduti! Se mi confermate davvero che, in pellegrinaggio, al santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, in fondo allo stivale, vicino Foggia, nell’adorata Puglia, ci vanno 6 milioni di persone all’anno, mentre nella comodissima Assisi, nel cuore dell’Italia, capitale mondiale dell’arte, capitale mondiale del paesaggio, oltre che terra natìa del carburante vivo del Cristianesimo che fu San Francesco, ci vanno poco più di 5 milioni, cioè un milione in meno, siamo fritti. Vuol dire che, per molti credenti, Padre Pio è più importante di Francesco d’Assisi. La devozione massmediatizzata, commercializzata, economizzata, salarizzata, a noi va benissimo, perché non siamo moralisti e pauperisti. Ma la devozione, fuori dal giudizio, diventa suggestione, prurito, impressione, malia. Se le acquasantiere da bancarella, i santini da autogrill, diventano più importanti del duro lavoro di messa a fuoco dell’umano, la devozione smette di essere devozione, e il cuore, pur addolorato, pur piangente, diventa un motore pigro.

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