Fare l’amore e morire nello stesso letto
“Una giornata di lavoro. Mio padre lavorava; mia madre aveva già altri figli; e poi là, nel letto, dove sono nato, che è lo stesso dove dormo adesso, lo stesso letto dove sono morti loro, dove si sono amati, dove hanno unito questa loro fatica e questo loro affetto, questo loro amore, e sono diventati secondo quel che è detto anche nei libri santi ‘un corpo solo e un’anima sola’ e hanno probabilmente liberato la loro fatica nel loro amore, il loro dolore nella loro gioia, perché gioia è, si può dire, anzi credo che si debba dire, che questa è gioia; grande gioia e anche sperdutezza; cioè una gioia che va oltre quella che si sa, quella che si comprende, quella che si conosce”. Ho lasciato lo spazio a lui, a Giovanni Testori, questa volta, perché lo spazio si cede volentieri ai maestri che riescono ad illimpidire il nostro mondo. Avevamo in bocca le stesse parole, ma non sapevamo dirle.