La Reggia della nostra vergogna
La Reggia di Colorno invasa dall’acqua esondata dal letto del torrente Parma è forse la fotografia più esatta dell’Italia. Perché? Perché l’Italia oramai è questo: prevedibilità. Tra una settimana piove di nuovo? Possiamo tranquillamente prevedere che, sull’altare di una mancata e programmata prevenzione, verrà immolato uno qualsiasi dei beni monumentali del paese. La cronaca è fitta di queste previsioni puntualmente avverate. Il sito archeologico di Sibari, una delle città più ricche della Magna Grecia, vicino Cosenza, alluvionato completamente più volte; le rovine del muro perimetrale della Casa del Moralista a Pompei crollate ai primi schizzi dal cielo; così come i resti della Casa dei Gladiatori, sempre a Pompei, franati appena il cielo coperto ha buttato al suolo un sorso della sua acqua. Non ci sono vittime, e proprio per questo la notizia dura mezz’ora. Ma il perché siamo così ostinatamente, disinvoltamente omicidi verso il patrimonio storico-artistico, che ci rende conosciuti nel mondo, è una ragione che andrà psicanalizzata a lungo, come una madre che, nel sonno, uccide i suoi bambini.