Squali in cattedrale
Quando vedremo un’opera di Cattelan, magari il noto Papa Wojtyla colpito da un meteorite, o un’opera di Damien Hirst, magari lo Squalo in formaldeide, ospitata dentro al Duomo di Milano, con tanto di celebrazione ufficiale del vescovo? Se le chiese monumentali smettono di essere un luogo di preghiera e di avvicinamento al Cristianesimo e diventano un fondale per esposizioni di arte contemporanea, come sta sempre più spesso accadendo (siamo partiti dagli edifici di culto sconsacrati, per poi giungere a quelli officianti) lo Squalo di Hirst arriverà presto tra le navate di un duomo. Le chiese storiche si stanno trasformando in uno scenario laico, in una scenografia di sottofondo, dove poter tranquillamente esporre opere attuali, come fossimo al Guggenheim Museum o a Palazzo Barberini. Fin adesso le esposizioni d’arte contemporanea avevano occupato spazi pubblici adiacenti lo spazio cristiano come le piazze davanti le cattedrali. Ma se uno spazio intimamente religioso, come l’interno di un duomo, viene laicizzato al punto da divenire scenario teatrale per allestimenti d’arte che in nulla dialogano con il contesto liturgico attorno, siamo alla frutta. Il Cristianesimo in crisi di vocazione, di fedeli, di richiamo, cerca l’appeal della novità, della curiosità, dello spaesamento, per attirare attenzione. Ma un Cristianesimo ridotto a fuoco artificiale, a lampadina fluorescente, è un Cristianesimo per cuori pigri. La pigrizia è l’atteggiamento di chi vuole morire.