La supposta patrimonio dell’umanità
La supposta è patrimonio dell’umanità o no? Visto che tutto sta ricevendo l’imperdibile bollino a punti dell’Unesco, e i politici caproni fanno a gara per vantarsene, e le associazioni fanno a gara per mettersi in posa davanti al bollino a punti di “Patrimonio mondiale dell’umanità”, come fosse un panda allo zoo, ho una proposta pieromanzoniana da fare: la supposta, sì, quella cosa che, infilandola tra lì e là, ci solleva da dolori lancinanti, insonnie, angosce, convulsioni, complessi di colpe, la supposta, sì, quel razzo a portata di mano che non dà pene come l’ago di una siringa ed è più efficace di una pasticca da mettere sotto la lingua, la supposta – dico – la facciamo patrimonio incontrovertibile, incontestabile, intramontabile dell’umanità? Pensate all’effetto che farà: così come le pizzerie napoletane sono sovraccariche di gente dopo che la pizza è diventata patrimonio mondiale Unesco, così come Carcassonne in Francia è diventata un luogo imperdibile solo dopo che l’Unesco se ne è accorto, con la mia proposta avremo un contro esodo turistico in luoghi inaspettati: onde di visitatori, mobilitati dal bollino Unesco, affolleranno le farmacie e faranno la fila nelle corsie di ospedale all’ora in cui le infermiere fanno spogliare e incurvare il malato per spingere il razzo alla sua divina funzione; i politici, con una supposta in mano per vantarsi dell’esimio e internazionale riconoscimento, avranno finalmente la faccia come il culo. E noi avremo l’anima in pace: al momento del bisogno, notte o giorno che sia, ci butteremo giù le mutande, e passeremo al celestiale atto, orgogliosi così di avere nel nostro più intimo corpo un pizzico, una scintilla, un brivido del così glorioso patrimonio del mondo.