Il celodurismo tribale
Chi ce l’ha più lungo? Quando sento accusare una persona di non aver titoli per esprimersi, mi viene in mente la gara a chi ce l’ha più lungo. Io ho la specializzazione, tu no, io ho la cattedra, tu no. Il celodurismo è la base del pensiero sia tribale che accademico. Nelle tribù e nell’accademismo universitario, la distinzione si basa sui presupposti dell’apparenza (l’avercelo più lungo), perché diversifica nettamente, con una bruciante e irreversibile divaricazione, chi ce l’ha più lungo (dunque chi ha i titoli, chi può) da chi ce l’ha più corto (e dunque chi non ha i titoli, chi non può). Si pensa che il sistema universitario sia il sistema più avanzato di aggregazione sociale, perché fondato sulla specializzazione dei saperi, ma in realtà il suo basamento di distinzione è tipicamente tribale, barbarico: chi pensa che servano i titoli, le competenze certificate da fogli di carta, attestati, timbri, per dar “diritto” di accesso ad una persona ad esprimersi, ad avere ruoli, incarichi, premiazioni, significa ragionare ancora in termini specificatamente fallici, cavernicoli, anche se ammantati da lauree ad honorem e riconoscimenti accademici di prim’ordine. Soprattutto in campi umanistici, l’esperienza si giudica dall’esperienza, non da timbri e attestati. Giacomo Leopardi ha cambiato il mondo, e non è stato rettore di nessuna Università.