L’oscena bellezza della Sacra che brucia
Che cosa ci lega a te, sacrissima Sacra di San Michele, se tu in una notte di fine gennaio 2018, da sempre immutabile e sicura al nostro sguardo, ti incendi tra le fiamme, e il tetto che brucia nell’oscurità e il fumo che avvolge l’abbazia fanno il giro di quotidiani, televisioni, siti internet, social e cellulari? Sembra che nessuno, tranne i visitatori, si interessi di te, sacrissima Sacra di San Michele, così lontana, così appartata, rispetto alle elezioni politiche, allo spread, alle banche, al Parlamento europeo, a quello italiano, a quello francese, a quello tedesco; sembra che il tuo minuscolo puntino di splendore ed eternità, vicino Torino, non sia in grado di spostare di un millimetro l’attenzione economica, produttiva, politica, della geografia internazionale dei poteri e delle potenze; sembri essere un nulla, un poco più di un nulla, sospesa come sei, isolata come sei tra le montagne innevate della Val di Susa, in cui ti incastoni come uno zaffiro si incastona in un cuscino d’argento. Eppure dal tuo nulla, dal tuo essere nulla, arriva un incendio e quell’immagine di fiamme e di brace, invece di essere ignorata, fa il giro veloce e sgomento di tutti i nostri contatti. Che cosa ci lega a te, sacrissima Sacra di San Michele, se sai trasformare, con un incendio, la nostra indifferenza in desiderio e apprensione verso di te e la tua oscena bellezza?