La memoria del male
Il male è fonte inesauribile per l’arte. Sulle grotte primitive non vedi il bacio, la carezza, il concepimento. Vedi il bisonte trafitto che geme (come nella grotta di Niaux in Francia, 20.000 a.C.). Nelle prime stele mesopotamiche vedi la guerra, la morte (come nella Stele degli avvoltoi, 2450 a.C.), vedi gli eserciti che si schierano in battaglia (come nello Stendardo di Ur, 2.500 a.C.), vedi il re vittorioso che calpesta i cadaveri (come nella Stele di Naram-Sin, 2250 a.C.), vedi la Leonessa morente nel Palazzo di Ninive (VII sec. a.C.), vedi un Leone che azzanna e soffoca al collo un etiope (VIII sec. a.C.). E se arriviamo ai nostri popoli la narrazione non cambia: la morte è esaltata più della vita, il male è raffigurato più del bene. Il Guerriero morente era nel frontone del Tempio di Aphaia a Egina (480 a.C.). Il Partenone ad Atene aveva fregi con scene di lotta di centauromachia (447-438 a.C.). I romani che copiavano molte statue greche, che cosa copiavano? Galata che, dopo aver ucciso la moglie, si uccide a sua volta trafiggendosi una spada nel petto. Il Laocoonte, con i suoi due figli, che vengono stritolati drammaticamente da due serpenti. In pittura si raffigura la battaglia di Isso (IV-III secolo a.C.) con eserciti che confliggono come due macchine che si accartocciano l’una contro l’altra). Il capolavoro assoluto dell’arte romana – la Colonna Traiana (113 d.C.) – immortala la vittoriosa battaglia dell’imperatore Traiano per la conquista della Dacia. E il Cristianesimo che per duemila anni ha influenzato, motivato, condotto l’arte del pianeta terra non si è caratterizzato iconograficamente per le carezze del Nazareno, ma per la crocifissione del Nazareno, per la dura e sanguinosa morte del Nazareno, per il suo sacrificio per noi più di lui morenti. Al punto che dal Medioevo al Rinascimento al Barocco fino agli albori dell’arte moderna, l’immagine più rappresentata è la croce. Tenero è l’uomo che potrebbe riconoscersi in una carezza, in un perdono, ed invece si affratella con il suo medesimo male.