Rutelli, ovvero l’inutilità della politica sulla cultura
Francesco Rutelli è la prova lampante che, per la cultura e la ricerca, i politici nazionali sono inutili e molto più utili sono le associazioni, i comitati, le fondazioni liberamente organizzate. Come Ministro dei Beni culturali (2006-2008) è stato invisibile, non si ricorda una sola azione decisiva sul patrimonio storico artistico italiano, e il fatto di essere stato contemporaneamente Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, e, anni prima, Ministro dell’ambiente, è un imperdonabile aggravante della sua inconsistenza pragmatica sulla cultura. E invece da quando non è più nella sala dei bottoni, da quando da cittadino comune dirige l’associazione italiana “Incontro di Civiltà”, è molto più efficace di quando era Ministro. Le prime iniziative dell’associazione rutelliana sembravano buone per i salotti delle ricche signore che bevono il thé parlando di Churchill, e infatti si limitavano a riprodurre in polistirolo i muri di pietra dell’antico archivio di Ebla, ospitati nell’Atrio del palazzo Justus Lipsius, sede del Consiglio Ue a Bruxelles, oppure a copiare il più antico trattato di pace internazionale risalente al 2350 avanti Cristo. Insomma iniziative meritorie, ma finivano lì. Invece il recente accordo con il Governo iracheno per la ricostruzione di alcuni monumenti abbattuti o frantumati dall’Isis è una preziosa iniziativa. Aver donato all’Iraq, con la collaborazione dell’archeologo Paolo Matthiae, la ricostruzione millimetrica in scala reale del Toro androcefalo, devastato dai selvaggi del Califfato, lavorare per la rinascita del sito archeologico di Dur Kurigalzu, residenza reale degli ultimi re cassiti, risollevare ciò che resta del Palazzo imperiale di Nimrud, ricostruire gli Archivi reali di Ebla e il soffitto del tempio di Bel a Palmira, sono lavori e progetti pregevolissimi. Tutto questo però ci insegna – amaramente – una cosa: ad oggi una persona, se vuole lavorare incisivamente sulla cultura, non perda tempo con incarichi politici.