Giovani, avete rotto! Smettete di lamentarvi
Non voglio più sentire una sola persona, di giovane età, che appena mi vede, prima ancora di salutarmi, mi rovescia addosso le sue difficoltà a trovare lavoro, impiego, collaborazioni retribuite, strade sicure. Perché il problema di questa persona non è ciò che ha attorno, ma è lei stessa. Le sue mani, la sua mente. La sciatteria, la trasandataggine, il pressappochismo, la pigrizia. Ho fatto lavorare 10 giovani. 1 è bravo. 9 sono sciatti, pigri, disattenti, e si lamentano. Si lamentano sempre. E se gli fai notare che hanno fatto una cazzata, se la prendono pure. Perché dovrei premiarli? Perché dovrei pagare un pane che fa schifo? Perché dovrei pagare un fotografo che non sa mettere a fuoco un quadro? Perché dovrei pagare un infermiere che non sa infilzare la siringa nel culo? Scrivono un testo e non si accorgono di fare 5 errori nei primi 2 capoversi. Fanno la grafica di un depliant e ci lasciano strafalcioni da prima elementare. Elaborano una copertina e vedi che non ha armonia, attenzione, equilibrio. Solo disaffezione. Solo ignavia. E si lamentano. Si lamentano sempre. Vogliono contratti sicuri, lavori sicuri. Quello bravo non si lamenta mai, o, se si lamenta, fa vincere la determinazione, la cura, sul piagnisteo. La vera battaglia d’Italia è la cura, contro il piagnisteo, contro la disattenzione.