I politici non tocchino il Museo Egizio
Una buffonata mettere i biglietti gratis ai musei a seconda se sei arabo, cinese, brasiliano o leccese. Lo abbiamo scritto e detto chiaramente. I musei non sono luoghi dove fissare a giorni alterni le bandierine delle nazioni o delle religioni: oggi facilitazioni per i russi, domani per gli australiani, poi per i cristiani, poi per i buddisti, poi per gli atei e i panteisti. Sciocchezze. In un museo ciascuno di noi entra con tutte le sue differenze per riscontrare tutte le sue affinità. Ma mai i politici possono sentirsi in potere di cacciare il direttore del Museo Egizio di Torino perché ha tirato fuori questa panzana. I musei – soprattutto quelli fondamentali in un paese – non possono essere diretti da persone piazzate o tolte dai partiti che governano il potere esecutivo. Sappiamo bene che molti direttori dei musei civici sono nominati dal sindaco, ma è sempre più evidente, visti il vassallaggio e la gara al ribasso che il potere politico richiede, che i responsabili dei musei non devono essere tra le disponibilità del potere politico. Così come il direttore di un osservatorio astronomico internazionale non lo nomina il sindaco, così come a dirigere un’importante casa di produzione cinematografica, una grande casa editrice o una squadra di calcio stellare, non viene messo uno scelto dal sindaco o dal Presidente del Consiglio, così i responsabili dei principali musei italiani non possono essere cooptati da un Governo e poi smaltiti due anni dopo appena quel Governo non c’è più, perché sarebbe la morte civile e definitiva della cultura. L’arte, i musei, i grandi monumenti non sono le pantofole dei politici.