Sgarbi ministro, sennò io
Spero che Vittorio Sgarbi diventi il prossimo Ministro dei Beni Culturali, così avrà la forza di dettare al Governo un’agenda sulla cultura. Se non ci riuscirà Sgarbi, ci riuscirò io, nei prossimi anni. Gli altri critici d’arte non sembrano interessati ad affondare le mani nella melma della politica per cercare di fare l’unica cosa utile all’Italia: mettere arte e bellezza, in maniera competente e credibile, al centro di un programma governativo. È anche vero che sono amaramente ottimista: quanto più si spegne l’Italia tanto più saranno l’arte e la bellezza ad imporsi come l’unico volano della salvezza, perché verranno meno tutti gli altri. Quando l’Italia sarà morta, tutti si accorgeranno su cosa puntare. È un po’ come nei giorni di una malattia terminale: le cose importanti, essenziali, diventano improvvisamente nitide, chiare, mentre le sciocchezze, che prima riempivano la giornata, perdono peso. Così accadrà al nostro paese. Vorremmo evitare che morisse, perché questo significa socialmente persone che non hanno lavoro, disgrazie familiari e dolore. Sappiamo bene cosa vuol dire la crisi che fa tremare, che fa morire. Per questo confido sempre nella volontà dell’Italia di non continuare a suicidarsi.