Virilità allo specchio
Artisti, Facebook è lo specchio della vostra patologia fallica. Apro i vostri profili e ci sono solo le vostre opere, i vostri dipinti, le vostre sculture, i vostri premi, le vostre mostre. Sempre e solo voi. Incessantemente voi. Il mondo non esiste. Esistete solo voi. Come una continua esaltazione del proprio sesso eretto, perennemente esaltato e lodato nella sua ancestrale prestanza. Inizia la guerra in Siria, e voi mostrate il vostro fallo. Autobombe dilaniano l’Egitto, e voi esibite quanto la natura vi ha donato tra le vostre mani e le vostre gambe. Crollano le domus a Pompei e voi celebrate la vostra virile possanza. Distruggono il sito archeologico di Palmira e voi vi fotografate che ce l’avete in tiro. Saccheggiano le rovine romane in Libia e voi ve lo guardate a dovere. Entrano e uccidono i redattori di Charlie Hebdo e voi idolatrate il vostro celodurismo. In fondo il celodurismo esaltato è prova certa di inconfessata paura. Diceva quel fuoco vivo che fu Don Giussani: “Il nostro nemico è la paura, inevitabile in ciascuno di noi. Perché? Perché ognuno di noi viene dal nulla. La paura è il fiato del nulla da cui veniamo, che si traduce nell’esaltazione delle piccolezze, delle meschinità: la meschinità dell’abbraccio, la meschinità del possesso, la meschinità dell’appropriazione, la meschinità dell’ira, la meschinità della pigrizia”. Artisti, siate dunque all’altezza del talento che avete: la paura, inevitabile in ciascuno di noi, non diventi meschinità, ma visione e lotta. Lotta e visione.