Il veleno di Mostar

Bevendo il veleno e suicidandosi, all’atto della sentenza di condanna per crimini di guerra nella ex Jugoslavia, il generale croato Slobodan Praljak ha mostrato che la guerra non finisce quando si seppelliscono i morti e si stende un trattato di pace. Anche se non ne parli più, anche se in Croazia ora vai al mare, tra barche, hotel e arrosti misti, la guerra rimane, ha tracciato troppi abissi di vendetta, odio, rancore, fallimenti, contrabbandi, processi, che nessuna pace cancella. Butti giù un ponte, un ponte simbolo, il ponte di Mostar, con la dinamite, durante la guerra, il 9 novembre 1993. […]

  

Il conformismo sul femminicidio

Il maschicidio, che è un termine vomitevole come il femminicidio, entrambi vocaboli da debellare come la lebbra sotto il correttissimo termine di omicidio, finora non è stato perlustrato da nessun artista contemporaneo. Più conveniente, più gettonato, è mostrare la donna violentata, il sangue dello stupro, l’offesa della vigliaccheria maschile. Questo vuole il pensiero dominante. E gli artisti, che spesso sono più conformisti del conformismo di cui si dicono avversari, seguono la linea. Una prova del conformismo? Google immagini. Se scrivete femminicidio, vedete un fiume di opere, campagne fotografiche, montaggi, pitture, sculture, messe in scena. Se scrivete maschicidio, viene fuori una […]

  

Il neonato nel cassonetto

Le opere d’arte non sono detersivi per la lavatrice che metti dove capita, dove hai spazio. Le puoi mettere ovunque, come anche un neonato puoi mettere ovunque, ma un conto è se lo metti in un culla dondolante, un conto se lo metti su una padella anti-aderente. È sempre un problema di attenzione. L’amore è la durata dell’attenzione, scriveva Simone Weil. Tu ami una persona, un luogo o un oggetto, fintanto gli dai attenzione. Perché l’attenzione è cura, premura, cautela, perdono. Fuori da questa attenzione, si fa spazio l’esistenza, l’esistenza indifferenziata, selvaggia, il suicida buttato dalla finestra di una banca, […]

  

La donna e la violenza

Bellezza fa rima con monnezza, e fa rima con delicatezza. Ciò che distingue la bellezza dalla monnezza è spesso più sottile della punta di un capello, così come un capello separa l’eretico dal santo e l’indemoniato dal veggente. Una sottilissima, infinitesimale distanza tracima l’amore in odio, l’attenzione in viscerale ripugnanza. Basta la punta di un niente per spegnere la bellezza nella disarmonia, così come una sola goccia di acido trasforma un corpo modello in un ammasso deforme. Eppure la donna colpita rinasce dalla sua offesa, come un fiore risorge splendente dopo il lungo temporale della notte. Solo la morte è […]

  

Gli stupri contano più dei morti?

Un anno fa erano fissati sui morti sul lavoro. Ogni giorno, in tv, due-tre storie di uomini che perdevano la vita lavorando. Poi, più nulla. Le morti continuavano ma non facevano più notizia. Oggi tutti i telegiornali parlano della violenza sulle donne. Ogni giorno, due-tre storie di donne che vengono stuprate o uccise. I politici parlano di escalation della violenza maschile sulle donne. Che stupidi. Non sanno che è solo il meccanismo della notizia. Una cosa esiste se ne dai notizia. Esiste due volte, se ne dai notizia due volte. E, pur esistendo, non esiste se non ne dai notizia. […]

  

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