Il manifesto degli ipocriti
Ho letto con attenzione il manifesto delle imprese. Imbarazzante. Buona la richiesta di alzare l’età pensionabile e azzerare quelle di vecchiaia. Certo se gli industriali non avessero contribuito a cancellare lo scalone Maroni, oggi non potrebbero lamentarsi. Ma sono favolosi nella loro ipocrisia. Tre anni fa diedero ragione al governo Prodi-Damiano per abolirlo (costo 9 miliadri l’anno) e oggi chiedono al governo più o meno di reintrodurlo. Insomma esattamente come hanno fatto con l’articolo 18, che in un tavolo lo chiedono, e nell’altro lo affossano. L’impressione è che i nostri eroi siano come i politici: bravini nei programmi, ma ottusi quando si tratta di attuarli.
Chiedono liberalizzazioni e il cuoco è ovviamente d’accordo senza se e senza ma. Chiedono privatizzazioni per le municipalizzate. E il cuoco condivide. Anche se non capisce per non chiedano altrettanto per aziende che renderebbero ben di più come Poste, Fs, Enel, Eni: forse perchè sono i maggiori azionisti di Confindustria. E scusate le Fondazioni che controllano le nostre banche? Quelle che sono? Vabbè lasciamo perdere.
Ma la rischiesta più incredibile è la patrimoniale da sei miliardi sulle persone fisiche. Dunque imprese, banche, assicurazioni chiedono un contributo ai privati. Commercianti e artigiani che si cono accodati sono proprio dei geni. Ma i loro rappresentanti ci parlano con la loro base????
Questo governo non ne ha infilata una buona in materia economica: non tocca le pensioni per il veto di Bossi. Non ha abbassato le tasse, anzi le ha aumentate. Non ha liberalizzato. Non ha privatizzato.
Ma quando leggo le proproste delle imprese mi metto le mani nei capelli. Non solo la politica ha perso il senso della realtà alla ricerca del minimo compromesso, ma anche i cosidetti rappresentanti delle forze produttive sembra pensino più al loro futuro politico e alle loro sedie nei cda, che alle esigenze delle imprese che dovrebbero rappresentare.