Stabat Mater
Venerdì 18 Aprile 2014 – Passione e Morte di Gesù di Nazaret, il Cristo – Taurianova
Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius. contristátam et doléntem pertransívit gládius. fuit illa benedícta Mater Unigéniti! Pia Mater dum videbat nati poenas ínclyti. Matrem Christi si vidéret in tanto supplício? Christi Matrem contemplári doléntem cum Filio? vidit Jesum in torméntis et flagéllis subditum. moriéndum desolátum, dum emísit spíritum. me sentíre vim dolóris fac, ut tecum lúgeam. in amándo Christum Deum, ut sibi compláceam. crucifíxi fige plagas cordi meo válide. tam dignáti pro me pati, poenas mecum dívide. Crucifíxo condolére donec ego víxero. et me tibi sociáre in planctu desídero. mihi iam non sis amára, fac me tecum plángere. passiónis fac me sortem et plagas recólere. cruce hac inebriári et cruóre Fílii. per te, Virgo, sim defénsus in die iudícii. morte Christi praemuníri, confovéri grátia. fac, ut ánimae donétur paradísi glória.
Amen. |
La Madre addolorata
stava in lacrime presso la Croce su cui pendeva il Figlio. contristato e dolente una spada trafiggeva. fu la benedetta Madre dell’Unigenito! e tremava vedendo le pene del celebre Figlio! al vedere la Madre di Cristo in tanto supplizio? al contemplare la pia Madre dolente accanto al Figlio? Ella vide Gesù nei tormenti, sottoposto ai flagelli. che moriva, abbandonato da tutti, mentre esalava lo spirito. fammi provare lo stesso dolore perché possa piangere con te. nell’amare Cristo Dio per fare cosa a lui gradita. imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso fortemente nel mio cuore. che si è degnato di patire per me, dividi con me le pene. condividendo il dolore del Crocifisso, finché io vivrò. in tua compagnia, nel compianto. non essere aspra con me, fammi piangere con te. avere parte alla sua passione e ricordarmi delle sue piaghe. che mi inebri con la Croce e del sangue del tuo Figlio. che io sia, o Vergine, da te difeso nel giorno del giudizio. che io sia fortificato dalla morte di Cristo, consolato dalla grazia. fa’ che all’anima sia data la gloria del Paradiso.
Amen. |
Stava. Muta. Nell’Anima, la piaga di essere Madre e di aver gioito per esserlo. Nel cuore, tutto il Suo dolore umano. Negli occhi, la Pietà. Intorno, l’odio dei cattivi e l’amore dei buoni.
Ieri come oggi.
Piangeva Gerusalemme, attonita. Piange ogni casa dove un figlio va prima della Donna che lo ha partorito. Dopo quella Croce e quella Deposizione, nessun dolore è stato come prima.
Perché Quella Madre è Tutte le Madri di ogni tempo e ogni luogo. E per Loro si è esposta ai piedi della sofferenza di Suo Figlio e ne ha incarnato il patimento.
Oggi come ieri.
Penso alle mamme di tutti i disperati di questo Occidente fintamente ricco. A quelle radici di vita che accolgono le lacrime dei figli caduti, vittime tragiche del collasso del consumismo e del capitalismo delle banche e dei poteri occulti. Penso a quelle donne che hanno urlato per le doglie del parto, felici di dare la vita, e che vedono il frutto delle loro attese schiaffeggiato dalle priorità dei mercati e costretto a morire. Per pochi maledetti denari. Ieri era Giuda, oggi è una banca, una finanziaria, un usuraio. Padroni della vita e della morte. Signori delle sette spade nel cuore di una Madre.
Penso alle mamme dei bambini violati da un esercito di depravati che gira il mondo, anche con documenti di Stato, per rubarne il sorriso e l’innocenza. A quelle madri che, disperate, li vendono. A quelle madri che, incoscienti, li perdono. A quelle madri a cui vengono strappati con l’inganno o la violenza.
Penso a quelle madri che li vedono arruolare con la forza. Li ritrovano armati e drogati. Violenti e trasfigurati. Perduti.
Penso alle madri dei migranti. Ai loro addii. Alle loro notti insonni nel buio di una capanna di fango o di una casa di cartoni e lamiere. Ai loro pensieri tutti dedicati. Ai loro sguardi lunghi verso l’orizzonte ignoto. In attesa di un ritorno.
Penso alle madri di tutti i soldati del mondo. E alla loro tristezza. Alle loro ansie. Alle loro angosce.
Penso alle madri che siedono a fianco ad una lapide di freddo marmo. E si chiedono il perché.
Penso a mia Madre. Che mi vede invecchiare e mi legge nel cuore. Che vorrebbe accendere un sole nuovo per me e raccoglie gli ultimi raggi.
Penso alle nostre serate. A me che scrivo e Lei che riposa, tranquilla della mia presenza.
Penso alle madri che sono già partite, ma sono Luce nel cuore de figli.
E a quelle madri costrette a vendersi, a sfidare le regole, a lottare con il mondo. Per amore dei figli.
Penso. A quelle che non hanno capito e hanno rinunciato ad essere madri.
A Tutte le Madri, oggi, va un pensiero, una preghiera.
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Fra me e me. In silenzio.