E venne il giorno della fine della “prima repubblica della ‘ndrangheta”. L’arresto di Ernesto Fazzalari da parte degli eroici carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria posa la pietra tombale sulla ‘ndrangheta alla vecchia maniera. Da oggi in poi lo Stato dovrà occuparsi di quella nuova forma di criminalità organizzata laureata, massona e seduta in parlamento. Tutta incarnata in un’unica persona. La Piana di Gioia Tauro si è meritata, con dolore e mortificazione, la prima pagina di tutta la stampa nazionale ed internazionale: tra Brexit e scaramucce turco-papali, il clamoroso arresto del secondo latitante più pericoloso d’Europa si è fatto spazio fra le notizie della domenica.

fazzalari

Secondo il Procuratore della DDA di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, Fazzalari aveva il controllo totale del territorio, “zolla per zolla”. Col suo esercito di uomini devoti e i moderni mezzi di controllo, gabbava lo Stato, che non ha mai smesso di cercarlo da quel lontano 1996. A Taurianova, cuore della Piana di Gioia Tauro, l’incredulità si intreccia alla soddisfazione ed al silenzio omertoso e preoccupato. Qualcuno si chiede cosa accadrà, ora, con la “sede vacante”. Altri, invece, si sentono come liberati da una cappa di disagio sociale che hanno dovuto subire agli occhi dell’intera nazione per oltre vent’anni. Altri ancora tacciono, uniformati in quel silenzio che ha permesso questi vent’anni di latitanza.

E’ vero! La prima domanda è quella che è sorta quasi spontaneamente appena la notizia della cattura ha cominciato a girare per il paese: il “cosa succederà ora” è un ritorno preoccupato agli anni in cui, in un passato non molto lontano, caduto un boss c’era la necessità di crearne un altro. Ed è proprio per questo che stavolta lo Stato non deve andar via con l’eco delle fanfare, ma, anzi, deve saper seminare il grano buono della legalità in un terreno che sa essere rispettoso della legge, se solo chi governa riesce ad assicurare serenità e tutela dei diritti.

Arresto di E. Fazzalari (fermo-immagine da filmato dei Carabinieri)

Molti politici sicuramente tenteranno di indossare questo risultato come fosse un proprio merito. Ma la gente di Calabria sa perfettamente che questa volta (come sempre, del resto) il lavoro lo hanno svolto col massimo zelo, il coraggio necessario, la più minuziosa attenzione le forze dell’ordine e la magistratura. Quella magistratura che ha a cuore la Giustizia e il destino degli Italiani. Ed è per questo che la fine di questa “prima repubblica ‘ndranghetista” non deve coincidere col battesimo di una seconda o il concepimento di una terza. Che sia un’apocalisse, alba pulita di un giorno nuovo.

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