L’Albania è diventata un narco-stato: parla Sali Berisha
Il padre nobile della politica albanese Sali Berisha, Presidente della Repubblica dal 1992 al 1997 e Primo ministro dal 2005 al 2013, ci accoglie nel suo studio in un palazzo in vetro di recente costruzione nel cuore di Tirana. Nello stesso edificio due piani sono occupati dalla delegazione dell’Unione europea e dal suo ufficio si ammira il panorama della città che sta cambiando negli ultimi anni con nuovi grattacieli e appartamenti di lusso. Non a caso, a pochi metri dall’edificio in cui ci troviamo, sorge il nuovo stadio affiancato da un grattacielo con uffici e appartamenti esclusivi. L’arredamento del quartier generale di Berisha in stile classico si contrappone alla modernità del palazzo con solidi mobili in noce, un salottino stile Chesterfield, alcuni quadri alle pareti e la libreria colma di libri, cimeli e riconoscimenti. Dietro la scrivania – in cui insieme a carte e documenti c’è un libro di Seneca -, un porta bandiera regge il vessillo dell’Albania e quello della Nato. Grazie a Berisha l’Albania è entrata a far parte della Nato e a lui si deve un ruolo centrale nel processo di indipendenza del Kosovo ricordato da un cimelio con i confini kossovari che fa bella mostra sulla libreria.
Presidente, cosa ne pensa della decisione del premier Edi Rama di realizzare le elezioni amministrative del 30 giugno nonostante il decreto del Presidente Ilir Meta con cui si posticipavano a ottobre?
La scelta del presidente Meta è basata sulla costituzione ed è una decisione presa in passato dai suoi predecessori in altre cinque occasioni. Per la prima volta il Primo ministro ha rigettato il decreto realizzando un vero e proprio golpe di stato.
Un golpe di stato? La sua è una dichiarazione molto pesante…
È così, ha svolto elezioni contro la legge e la costituzione creando caos e alimentando un clima di scontro che già esisteva. A giugno sono avvenute elezioni monocolore che, secondo la convenzione europea dei diritti umani, non sono democratiche. Nel 57% delle municipalità si è presentato un solo candidato del Partito socialista di Rama compiendo una palese violazione dei diritti internazionali. L’Albania è diventata una specie di dittatura basata sul traffico di droga, un vero e proprio narco-stato.
Addirittura? Presidente Berisha, sono accuse di un certo rilievo…
Dal 2016 l’intera Albania è coltivata a Cannabis, tanti imprenditori pagati dai trafficanti hanno chiuso la propria attività per lasciare i terreni alla criminalità organizzata e i loro lavoratori hanno iniziato a lavorare nelle piantagioni protetti da guardie armate.
È una situazione senza dubbio inquietante ma cosa c’entra la politica con tutto questo?
La nomenklatura del partito socialista, che definisco “partito cannabista”, amministra e governa i singoli territori e, invece di vigilare e combattere l’illegalità, non fa nulla. Ogni anno in Albania nasce un fondo da miliardi di dollari per riciclare il denaro della droga anche grazie a una cooperazione strettissima con i cartelli del sud America. Sono tonnellate di droga esportate verso l’Italia e l’Europa, basti pensare che per l’antimafia italiana il traffico di eroina è pressoché un’esclusiva della mafia albanese. Un narco-stato non può crearsi senza la complicità e la collusione della politica.
In che modo sarebbe avvenuta questa collusione?
Le faccio qualche esempio. Il mio governo aveva realizzato una misura per bloccare gli scafisti dall’Albania all’Italia vietando la navigazione nell’Adriatico alle loro imbarcazioni. Quando nel 2013 Edi Rama è arrivato al potere, ha lasciato che il decreto scadesse senza rinnovarlo. Uno dei casi più eclatanti è quello di Saimir Tahiri, ex Ministro dell’Interno del governo Rama fino al 2017 quando, a causa di un’operazione della Guardia di Finanza di Catania, viene arrestato un gruppo di trafficanti albanesi tra cui Moisi Habilaj, cugino di Tahiri. Nell’indagine della Guardia di Finanza compare anche il nome di Tahiri di cui viene chiesto l’arresto in Albania. Il parlamento nega l’autorizzazione a procedere impedendone l’arresto, nel frattempo Tahiri si dimette come ministro. Prende il suo posto Fatmir Xhafaj, fratello di Agron Xhafaj, condannato in Italia per traffico di droga a sette anni e, a causa di un nuovo scandalo, anche questo ministro è costretto a dimettersi lasciando il posto all’ex generale dell’esercito albanese Sander Lleshi.
Questi scandali non rischiano di compromettere il percorso di adesione dell’Albania all’Ue?
Senza dubbio ma l’Unione europea non è esente da colpe. Nel rapporto europeo sull’Albania del 2016, non si faceva accenno all’emergenza legata al narcotraffico, sembrava scritto nell’ufficio del Primo ministro. Inoltre il precedente Ambasciatore dell’Ue in Albania Romana Vlahutin, è stata implicata in uno scandalo per l’acquisto della sua residenza ufficiale nel quartiere di lusso di Rolling Hills. La sua villa è costata 1,6 milioni di euro, 4700 euro al mq quando i prezzi di mercato oscillano tra i 1000 e 2000 euro a mq, un acquisto sospetto che ha portato a un’indagine interna del Budget Control Committee.
Quindi ad oggi a che punto sono i negoziati per l’adesione?
Ogni anno che passa l’Albania si allontana dall’ingresso nell’Unione europea, delle condizioni poste per l’adesione quasi nessuna è stata rispettata ma la verità è che Rama non ha interesse ad aderire all’Ue perché è consapevole che se ciò avvenisse il sistema che ha costruito verrebbe meno e il suo potere sarebbe a rischio.
Cosa ne pensa delle politiche sull’immigrazione realizzate da Salvini in Italia?
Il progetto per destabilizzare la società europea attraverso l’immigrazione è inaccettabile, l’emigrazione organizzata dai paesi più poveri è un crimine in primis verso le persone che sono utilizzate per scopi politici. Occorre bloccare gli scafisti per evitare in futuro possa nuovamente avvenire quanto successo anni fa nel canale di Otranto. Al tempo stesso è necessario che organizzazioni come Open Society di Soros non si intromettano cercando di influenzare le politiche dello stato. Non conosco di persona Salvini, in ogni caso il politico a cui sono legato in Italia è il mio amico Silvio Berlusconi.