Massimiliano Lenzi, giornalista, scrittore e autore televisivo, ha il pregio di pubblicare agili e coraggiosi libri su temi di forte attualità. Lo aveva fatto con il suo Io accuso. Il regno della paura e il tradimento delle libertà ai tempi del virus, lo ha rifatto con La crisi delle democrazie occidentali (e Giorgia Meloni non c’entra) arricchito da una post-chiacchierata con Giordano Bruno Guerri e da un’intervista con Luca Ricolfi contro il politicamente corretto. 

Nell’individuare le cause che hanno determinato la crisi delle democrazie occidentali, il politicamente corretto gioca un ruolo preminente. Lenzi definisce il politicamente corretto una dittatura e un’ideologia e punta il dito contro la sua deriva della cancel culture: “Un sintomo evidente della crisi della democrazia che negli ultimi anni ha preso pure un’altra piega angosciante e deleteria: la cancel culture”.

Già prima però Lenzi punta il dito contro lo stato dell’informazione e dei media, concausa della crisi delle democrazie occidentali a partire dalla gestione della comunicazione durante la pandemia: “la stampa si è fatta quel triste periodo soprattutto uno strumento di comunicazione delle decisioni del governo piuttosto che di informazione critica, in un triangolo che ha visto politici, giornalisti e mondo medico andare mi una sola direzione salvo poche e rare eccezioni”.

Da qui, come emerge dall’intervista a Luca Ricolfi, la saldatura tra informazione e politicamente corretto e la definizione di quest’ultimo come una “patologia”: “perché limita la libertà di espressione, ed è incompatibile con il pluralismo. In una società libera e pluralista, non possono darsi posizioni che – come quelle del Politicamente corretto – non riconoscono la propria parzialità, e pretendono di imporsi a tutti in quanto moralmente superiori, o più ‘civili’ di altre”.

Sintomo della crisi della democrazia è il senso di colpa che ha invaso l’Occidente: “pensare che gli uomini di oggi debbano sentirsi in colpa per quel che possono aver fatto i loro antenati è psicologicamente stupido, ed eticamente insostenibile”. 

Lenzi compie un’analisi a tutto tondo che tocca anche il linguaggio della politica e il suo degrado definendo “sia il linguaggio greve del vaffa che l’adorazione del politicamente corretto” come il risvolto della stessa medaglia. Si arriva così alla crisi dei copri intermedi che va di pari passo con quella dei partiti in una democrazia dei social in cui assistiamo al crollo della partecipazione alle urne e alla crescita dell’astensionismo. Il libro si conclude con un monito sulla situazione attuale di “crisi della democrazia, con le libertà che si restringono” che tutti dovremmo tenere a mente: “non me ne frego. Non possiamo. Perché sono le mie e sono le nostre libertà”.

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