“È un libro che dovremmo leggere tutti, ma che dovrebbero leggere soprattutto i giovani che non c’erano, per capire dove conduca l’odio. Dovrebbe leggerlo anche Cesare Battisti, tenerlo sul comodino come una condanna più forte di ogni estradizione, di ogni snobistica solidarietà, di ogni fuga”. (Toni Capuozzo – giornalista).

Questo l’estratto dell’introduzione al libro dal titolo “Ero in guerra ma non lo sapevo” (A.Car Edizioni)  che il prossimo 24-25-26 gennaio vedrà la trasposizione cinematografica in molte sale italiane.

Il film, prodotto da Eliseo/Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution, per la regia di Fabio Resinaro, con Laura Chiatti e Fabio Montanari, ripercorre le ultime settimane di vita di Pierluigi Torregiani, l’orefice, assassinato dai P.A.C. capeggiati da Cesare Battisti, a Milano alla fine degli anni settanta.

Il libro, scritto in prima persona da Alberto Torregiani, segna un indelebile passaggio per far capire dove l’odio può portare; all’assassinio di un imprenditore, senza pensare a quelle conseguenze che mai più si potranno cancellare. Domande senza risposte che nel tempo hanno lasciato l’amaro in bocca e che forse, tra le righe di questo libro, portano a riflettere, come tanti hanno fatto nel tempo, sul perché di tanta violenza, perpetrata in maniera gratuita nei confronti di qualcuno che, forse, tentava di rinascere.

Già, perché gli assassini di Torregiani, il mandante, tutti quelli che poi hanno protetto queste persone, mai si sono domandati cosa ne è stato dei parenti di quelle vittime, mai si son domandati come i debiti potevano esser coperti e come le vite potevano essere risollevate dopo un così efferato omicidio.

Alberto, stella promettente di una squadra di calcio, quel giorno si ritrovò in mezzo ad una linea di fuoco che non lasciò scampo e nel libro… ripercorre anche le emozioni, la paura, il cambio di cognome e, soprattutto, narra di quella sua inseparabile amica che ancor oggi lo accompagna: una sedia a rotelle.

Già, perché da quel giorno cambiò non solo l’Italia, ma soprattutto la vita della famiglia Torregiani che si ritrovò ad affrontare non solo le peripezie di quegli amici che la popolarità aveva portato e che ore se ne andavano sciogliendosi come neve al sole, ma soprattutto la ricerca di una verità su di una sedia a rotelle.

“Ero in guerra ma non lo sapevo” esce nelle sale cinematografiche e dovrebbe essere proiettato in ogni scuola, affinchè si capisca cosa è successo in quegli anni di odio, in quegli anni in cui a nessuno era permesso alzare la testa e cercare in qualche modo di far vedere che si poteva credere in un futuro differente perché quel futuro… veniva gambizzato, ammazzato, distrutto definitivamente con una scusante proletaria che non aveva altro scopo che distruggere le vite degli altri.

“Ero in guerra ma non lo sapevo”, non solo un libro, ma la testimonianza ancora forte di un giovane ragazzo, ora uomo, che spingendosi nelle anguste strade di Milano, ancor oggi ricorda quei momenti e non si da pace, scorrendo articoli di giornali dove i mandanti di quegli efferati omicidi vengono protetti nel nome del “bisogna voltare pagina”… già, forse sarebbe ora, ma solo dopo che tutti i protagonisti, vittime e carnefici, abbiano riconosciuto i propri diritti e le proprie condanne da parte non solo dello Stato, ma da parte di tutta la popolazione.

Il film, prodotto con coraggio da Luca Barbareschi e da Rai Cinema, offre finalmente lo spunto “visivo” per affrontare diverse questioni e, anche se solo in parte si prende spunto dal libro (che consigliamo vivamente di leggere) finalmente porta sul grande schermo uno spaccato di quell’Italia che proprio da quel giorno cambiò.

“Ero in guerra ma non lo sapevo” dal 24 gennaio al cinema e nelle librerie.

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