La preghiera dei giacobini
Il giacobinismo di ritorno ha investito la scuola elementare Ragusa Moleti di Palermo dove Il dirigente scolastico, Nicolò La Rocca, ha vietato le preghiere per mezzo di una circolare. Rimosse, ovviamente, le statue della Madonna e di Gesù Cristo nei corridoi. E via anche le foto del Papa dalle mura scolastiche. I genitori hanno risposto facendo entrare i bambini con il rosario al collo. Per ogni presa della Bastiglia – del resto – c’è una Vandea, una controrivoluzione. La questione appare complessa perché attiene alle sensibilità e alle coscienze religiose di ognuno di noi, ma nasconde un rigurgito che pare da Comitato di salute pubblica. Il sottinteso del provvedimento del preside è il rispetto della laicità dello Stato. Sembra di essere tornati al sempreverde dibattito sulla presenza del crocifisso sulle pareti degli istituti pubblici, ma il simbolo della croce – ha dichiarato il preside – resta perché la sua presenza è regolata dalla legge.
La nostra identità – invece – no, non è disciplinata. Non c’è neppure nei regolamenti scolastici. Quelli si occupano delle modalità organizzative e gestionali, del Pof, delle assemblee di istituto, degli organi di garanzia e di un sacco di altri ambiti e argomenti che saranno sicuramente utili a combattere l’analfabetismo. Già, perché il grande tema della contemporaneità, l’avversario dell’istruzione italiana, non sembrerebbe essere la preghierina della maestra. Una tragedia fotografata, più volte, dai numeri: in Sicilia quasi uno studente su 4 ha lasciato la scuola ( ci si riferisce a un primato per cui circa il 24% degli studenti avrebbe abbandonato l’istruzione rispetto a un tasso nazionale del 13%), tralasciando lo stato architettonico degli edifici. Le priorità di un dirigente scolastico siciliano, insomma, potrebbero essere diverse.
Ma la guerra ai rimasugli della civiltà occidentale – si sa – non conosce tregua. A Biella hanno inserito nozioni di islam durante l’ora di religione; In Francia, la riforma del ministro dell’istruzione, aveva ridotto le ore di latino e greco, abbandonato il medioevo cristiano e inserito la storia della religione islamica; il docente italiano che aveva espresso giudizi negativi sulla religione musulmana sarebbe indagato. Piccoli grossi segnali di una tendenza complessiva: la “Sottomissione” di Michel Houellebecq, che proprio in questi giorni è tornato sul tema sino a spingersi ad annoverare la guerra civile tra le possibilità del futuro: “…la percentuale di musulmani nella popolazione dell’Europa occidentale continuerà a crescere, sia in Francia che in Germania. E ciò alimenterà ulteriormente le paure dell’alienazione e della colonizzazione. Una guerra civile è nel raggio delle possibilità”. Nel raggio delle certezze, del resto, c’è la progressiva scomparsa della storia dell’occidente dalle aule scolastiche. Di questo passo, le sensibilità dei nuovi giacobini o delle persone di fede diversa da quella cattolica, non potranno essere sfiorate da Dante Alighieri, San Francesco, Manzoni, Carlo Magno, Federico II, gli imperatori cattolici, la storia delle crociate e così via. Un lungo elenco di personalità o passaggi della storia che – interessando direttamente o indirettamente la spiritualità pubblica – rischiano di minare la serenità della frequentazione scolastica di alcuni.
Mentre noi ci sottomettiamo – ricorda Houellebecq – i musulmani fanno figli. Le sterilità ideologiche dei neogiacobini rischiano di svolgere la funzione di requiem della nostra civiltà. Una preghiera laicista che ci condanna alla scomparsa.