La scuola del nulla
Italia, 2050, cronache immaginarie dalla scuola del nulla.
Prima ora: lezione di esterofilia. Il programma annuale della materia è bello vasto. “Come cancellare la propria memoria identitaria”: il professore osserva la cartina del mondo piazzata sulla parete e assegna questo compito. Saggio breve su carta riciclabile. C’è ancora l’ombra del crocifisso sul muro, ma solo quella. Da quando le radici cristiano-cattoliche hanno smesso di rappresentare un problema, sradicare il passato è diventato più semplice. Ha la certezza che gli studenti faranno un bel lavoro. Del resto hanno manifestato qualche giorno prima, giustificati, in difesa di un’ideologia, quella ambientalista, che è universale, sconfinata e inattaccabile. E poi il collega di “ecologia integrale”, quello della seconda ora, è il migliore su piazza. Avrà già parlato della necessità di viaggiare per curarsi dal sovranismo. Acqua passata. Sì, l’Erasmus obbligatorio per tutti è roba da universitari, ma questi ragazzi hanno i motori di ricerca a portata di mano: possono già apprendere che quando la nonna parla di acquistare la verdura dal contadino sotto casa sbaglia. Le importazioni dal sud est asiatico, quelle sì, rispettano i dettami del bravo cittadino del mondo. E tutelano l’ambiente, nonostante la cattiveria occidentale. C’è sempre il ribelle che si alza dal banco e domanda: “Non è forse meglio comprare italiano?”. Giurassici novecentismi. Capirà col tempo. Si può pensare ad un Erasmus anticipato: il giovane è intelligente, ma non si applica. E le istituzioni sono chiamate ad intervenire. Il professore ne parlerà con la preside, ma non ora: è impegnata con la “circolare” sull’ennesimo #Friday for future. Deve ricordarsi il cancelletto. Altrimenti il docente di hashtag sottolineerà pure quell’errore. Quell’uomo ha un carattere così algoritmico! E delle gerarchie se ne frega. Il programma è bello vasto – pensa il docente esterofilo – e bisogna arrivare in fretta alla parte anti-genitoriale: il fatto che i cittadini del futuro passino troppo tempo con la propria famiglia può deviare la didattica. Basta pranzi domenicali. Basta discorsi sul luogo di nascita. Come può lo Stato riempire pure quello spazio educativo? La domenica del gender ha cessato di essere utile. Che i generi sessuali non esistano è chiaro a tutti dalle elementari. Vedremo. Suona la campanella. La consegna dei compiti è cosa fatta: il Bluetooth aiuta. Entra quello di “ecologia integrale”. La preghiera iniziale è per Greta Thunberg. Poi ci sarà la ricreazione, equa e solidale, sperando però che lo studente ribelle non abbia portato pure oggi pane e frittata.