Israele e la diplomazia del petrolio
Si possono avere opinioni positive o negative sull’attuale dirigenza israeliana. Ma non che sia composta da stupidi. Per questo c’é qualcosa che non quadra negli sforzi coscienti o meno di personalità di Gerusalemme di inimicarsi il segretario di Stato Americano che da settimane si sforza a metter sul tavolo un accordo quadro di negoziato coi palestinesi.
E’ comprensibile che la destra israeliana e i suoi rappresentanti al governo siano furiosi perché Kerry invece di denunciare il crescente boicottaggio europeo contro Israele dichiari che se l’accordo non sarà raggiunto l’isolamento e il boicottaggio crescerà con gravissime conseguenze politiche ed economiche.
Isolamento e boicottaggio sono due termini che rinforzano la falsa, ingiusta, antistorica immagine di Israele come nuova versione di regime sud africano razzista. Regime abbattuto appunto dall’isolamento internazionale e dal boicottaggio economico. Quello che non quadra é perché la dirigenza di Gerusalemme faccia poco per sfatare questa immagine. Quasi volesse rinforzarla con annunci provocatori di nuove installazioni ebraiche a Gerusalemm araba e nella Cisgiordania accompagnate dal congelamento dei fondi al movimento dei coloni (a storia yiddish della capra che viene introdotta nella casa del povero solo per fargli godere il sollievo di toglierla).
E’ vero che Kissinger, nelle funzioni di Kerry, quando si occupava di Israele nel 1974 ebbe a dire che lo Stato ebraico non conosceva la politica estera ma solo quella interna (che poi si riduce spesso alla difesa di bassi interessi di gruppo). Ma questo non é sufficente a spiegare un comportamento diplomatico israeliano verso l’alleato americano e dell’Europa che sembra essere quello di “una dirigenza senza potere che agisce come un orchestra senza partitura”. In realtà, questo potere di Israele rispetto al boicottaggio e rispetto all’Europa non solo c’é (accanto a quello militare in funzione anti iraniana) ma nella notte di giovedi scorso ha fatto un grosso salto di qualità.
Si tratta di questo: in barba a tutte le minacce di isolamento, boicottaggio, ecc, la società petrolifera australiana Woodside ha acquistato dietro pagamento di 2.7 miliardi di dollari il 25% dei diritti di sfruttamento del deposito di gas sottomarino (e forse anche di petrolio) denominato Leviathan a 90 klometri dalla costa israeliana. Leviathan é la maggiore scoperta per potenziare lo sfruttamento di idrocarburi mai fatta nel Mediterraneo che ridistribuisce le vecchie percentuali dei gruppi israeliani proprietari (assieme alla Noble Energy che da 20 anni incurante di minacce e boicottaggi collaboracon Israele). Ma il fatto più curioso e reso noto da Haaretz, é che in questo colossale contratto che potrebbe fare di Israele entro il 2020 un grosso esportatore di gas e petrolo, c’è un codicillo che lega l’accordo all’eventuale attivazione di un gasdotto sottomarino israel-turco e alla ripresa dei buono
rapporti fra questi due paesi. Ora, proprio nei giorni in cui il premier turco accusava Israele, i sionisti, gli interessi internazionali ebraici per l’assalto all’economia turca che tracolla e per il tentativo di intervenire a favore dell’opposizione che lo minaccia, il ministro degli esteri turco Ahmed Davutoglu,- che simpatizzante di Israele certo non é – ha dichiarato il 9 febbraio alla TV: “Recentemente c’é stato un momentum e un nuovo approccio nei negoziati (con Israele) sulle compensazioni (alle famiglie dei turchi uccisi da Israele sulla nave Navi Marmara che cercava di sfondare il blocco di Gaza nel 2010) ” . Gran parte degli ostacoli sarebbero stati rimossi e l’eventuale ritorno di un ambasciatore turco in Israele potrebbe essere un segnale che anche nella questione di Gaza a cui Ankara tiene molto potrebbero esserci dei cambiamenti.
Sette anni sono lunghi e pieni di mutamenti e sorprese in politica. Ma é difficile vedere l’Europa con la sua forza diplomatica e unità politica (si fa per dire )boicottare Israele con un tesoro energetico libero da ricatti arabi e russi sotto il naso. Difficile anche immaginare il presidente americano Obama che riceverà Natanyahu a Washington in marzo (dopo una visita di stato del presidente francese che sostiene Israele contro l’Iran) lasciar portare Gerusalemme davanti al Consiglio di Sicurezza, imporgli sanzioni in quanto stato che esercita l’apartheid, eliminando i palestinesi dalla partecipazione (sia pure secondaria) della nuova bonanza energetica sottomarina israeliana. Tale ricchezza è resa significativa da due altri aspetti poco pubblicizzati: Russia e Cina sono interessati ad essa; il suo sviluppo comporta investimenti di miliardi di euro in Israele, nelle sue infrastrutture tecnologiche e di difesa, che sarebbe un peccato che l’Europa si lascisasse sfuggire.
P.S Due avvenimenti interessanti last minute: il premier turco sementisce, attraverso il suo ministro degli Esteri, l’avvicinamento a Israele; il portavoce dell’Europa dice che la Comunità Europea non promuoverà mai il boicottaggio di Israele.