Come le nuove norme sull’ETS potrebbero danneggiare i porti europei (ed in particolare quelli italiani)
Porti italiani come Gioia Tauro, nonché altri importanti scali come Valencia, Marsaxlokk, Sines e Pireo, si trovano di fronte a sfide rilevanti. La ragione principale risiede nella possibilità che le navi, per evitare i costi aggiuntivi dell’ETS, optino per attraccare in porti di trasbordo extra-UE, come Tanger Med ed East Port Said, che sono esclusi dalla tassazione ambientale dell’ETS.
Questa dinamica potrebbe portare a una delocalizzazione delle attività di trasbordo di containers, con conseguente calo significativo del traffico commerciale nei porti dell’UE. Tale scenario minaccia la vitalità economica dei porti europei, l’occupazione e gli investimenti nel settore. Inoltre, potrebbe ridurre la centralità di porti strategici come Gioia Tauro nel contesto del commercio marittimo globale.
In risposta a tale rischio, la Commissione Europea ha classificato i porti di Tanger Med ed East Port Said come “porti limitrofi nel trasbordo di container”, pertanto, dal 2024, le navi portacontainer che fanno scalo in questi porti e servono anche scali dell’Unione Europea saranno soggette a pagare il 50% dell’imposta ETS. Questo con il tentativo di ridurre il vantaggio competitivo dei porti extra-UE mira a preservare il traffico nei porti europei.
Tuttavia, rimangono significative preoccupazioni per i porti dell’UE, in particolare per il trasporto marittimo italiano. L’alto costo degli EUA, che attualmente si aggira intorno ai 93 euro per tonnellata, potrebbe incidere notevolmente sui costi operativi delle compagnie di navigazione, influenzando i prezzi per l’utenza e le merci trasportate, specialmente nei collegamenti con le isole e nelle cosiddette “Autostrade del Mare”.
La situazione generata dall’introduzione della Direttiva UE 2023/959 nel settore marittimo solleva la necessità di trovare un equilibrio delicato tra due obiettivi fondamentali: da un lato, la promozione della sostenibilità ambientale, e dall’altro, la tutela dell’efficienza economica e della competitività dei porti italiani e dell’Unione Europea. La sfida risiede nel garantire che le misure ambientali, pur essendo efficaci nel ridurre le emissioni di gas serra, non compromettano la vitalità economica e il ruolo strategico che i porti europei giocano nel commercio marittimo globale.
Per raggiungere questo obiettivo, potrebbe essere necessario apportare ulteriori modifiche alla direttiva. Queste modifiche dovrebbero essere mirate a ridurre l’impatto negativo sulle operazioni dei porti dell’UE, in particolare quelli italiani, che potrebbero trovarsi in una posizione di svantaggio competitivo rispetto ai porti extra-UE. Questo potrebbe includere l’adattamento delle regolamentazioni relative al sistema ETS per il settore marittimo, in modo da offrire condizioni più favorevoli ai porti dell’UE, o l’introduzione di incentivi che possano compensare gli oneri aggiuntivi derivanti dall’ETS.
Un approccio equilibrato dovrebbe cercare di bilanciare gli imperativi di riduzione delle emissioni di CO2 con la necessità di mantenere una forte e competitiva industria portuale in Europa. Questo è particolarmente importante per i porti italiani, che svolgono un ruolo cruciale nel Mediterraneo e contribuiscono significativamente all’economia dell’intera regione.
Solo attraverso misure attentamente calibrate si potrà garantire che l’impegno dell’UE per un ambiente più pulito vada di pari passo con il mantenimento di un settore marittimo forte e competitivo.