La rivoluzione delle norme sui Droni in Italia e in Europa
Gli aeromobili a pilotaggio remoto, noti come droni, sono diventati fondamentali nella società moderna, trovando applicazioni significative sia in ambito civile che militare. Questa crescente importanza si riflette nell’espansione del loro utilizzo in diversi settori, spingendo verso un’evoluzione continua sia nella tecnologia sia nelle normative pertinenti.
I droni, originariamente concepiti come veicoli aerei comandati da personale in postazioni remote, hanno avuto un impatto iniziale principalmente nel settore militare. In Italia, una prima base normativa è stata posta con la Legge n. 178 del 14 luglio 2004, che ha fornito il quadro regolamentare iniziale per l’utilizzo dei droni, autorizzando le forze armate italiane a impiegarli per scopi di difesa e sicurezza nazionale. Questa legislazione ha segnato un momento significativo nella storia dell’aviazione a pilotaggio remoto, delineando il percorso per ulteriori sviluppi e impieghi di queste tecnologie.
A livello internazionale, la Convenzione di Chicago del 1944 ha rappresentato il punto di svolta nella storia dell’aviazione, essendo uno dei primi trattati internazionali a riconoscere l’esistenza degli aeromobili senza pilota. Questa convenzione ha stabilito principi fondamentali per la sicurezza e la tutela ambientale nel settore dell’aviazione civile.
Successivamente, l’Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale (ICAO) ha ampliato questo quadro normativo introducendo una terminologia specifica per questi dispositivi, denominandoli “Remoted Piloted Aircraft Systems” (RPAS). Questa definizione, adottata a livello internazionale, è ancora oggi un riferimento standard nel campo dell’aviazione a pilotaggio remoto, evidenziando il ruolo centrale dell’ICAO nel plasmare le normative e le pratiche di questa tecnologia emergente.
La formazione dell’ERGS (European RPAS Steering Group) nel 2012 da parte della Commissione Europea è stato un passo significativo nella direzione della regolamentazione dei droni. Questo gruppo di orientamento, dedicato specificamente agli aeromobili a pilotaggio remoto (RPAS), ha avuto il compito di concentrarsi sulla sicurezza e di stabilire una strategia per gli sviluppi futuri nel settore. La creazione dell’ERGS ha rappresentato un impegno importante per l’armonizzazione e l’innovazione delle normative relative ai droni a livello europeo, indicando un crescente riconoscimento dell’importanza di questi dispositivi e del loro potenziale impatto in vari ambiti.
Fino al 2019, il quadro normativo europeo, al tempo frammentario, è stato significativamente ampliato e raffinato per affrontare le sfide poste dall’innovazione tecnologica in questo settore. Il Regolamento (UE) 2019/947, che si affianca al Regolamento 2019/945, rappresenta una pietra miliare in questo processo. Questo regolamento stabilisce regole dettagliate per le operazioni di volo dei droni, suddividendo le attività in tre categorie principali — aperta, specifica e certificata — in base al livello di rischio associato. Ogni categoria ha requisiti specifici, che variano dalla formazione dei piloti alle condizioni operative.
In aggiunta, il regolamento introduce l’obbligo di identificazione a distanza e di geofencing, tecnologie avanzate volte a migliorare la sicurezza e a prevenire l’uso non autorizzato dei droni in zone sensibili, come vicino agli aeroporti o in spazi aerei controllati. Queste misure sono fondamentali per garantire la coesistenza sicura dei droni con altri spazi aerei occupati.
Un altro aspetto importante della normativa europea è la registrazione obbligatoria degli operatori di droni. Questa disposizione mira a creare un sistema di responsabilità e tracciabilità, consentendo alle autorità di identificare rapidamente gli operatori in caso di incidenti o violazioni delle norme.
Il quadro normativo europeo sui droni si è evoluto per garantire che l’innovazione nel settore dei droni proceda in modo sicuro e responsabile, bilanciando il progresso tecnologico con le necessità di sicurezza, privacy e integrazione nello spazio aereo.
In Italia, la regolamentazione dei droni è affidata al Codice della navigazione. In particolare, l’articolo 743 che tradizionalmente definisce cosa sia considerato un aeromobile, è stato aggiornato per includere esplicitamente i droni come categoria di aeromobili. Questa modifica ha rappresentato un passo significativo nel riconoscimento legale dei droni e nel delineare il perimetro della loro regolamentazione.
L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (clicca qui per un approfondimento), l’autorità italiana preposta alla regolamentazione dell’aviazione, ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo delle normative sui sistemi aerei a pilotaggio remoto. Attraverso un’attenta analisi e implementazione, l’ENAC ha emanato una serie di regolamenti dettagliati che indirizzano vari aspetti dell’uso dei droni. Queste normative abbracciano aree come la sicurezza operativa, le norme di volo, la formazione dei piloti e i requisiti tecnici dei droni, garantendo così un utilizzo sicuro e normato di questi dispositivi nello spazio aereo nazionale.
Nel dicembre 2015, l’ENAC ha introdotto un importante emendamento al regolamento sui droni, inserendo disposizioni innovative per i microdroni sotto i 300 grammi, per le operazioni notturne e per l’accesso alle zone di controllo degli aeroporti. Queste modifiche, riflesso delle necessità dell’aeronautica militare e delle tendenze europee, hanno incluso nuove norme per i microdroni, come l’obbligo di protezioni per le parti rotanti, e stabilito condizioni specifiche per il loro uso, in linea con le direttive dell’EASA.
Questo aggiornamento normativo ha avuto un impatto considerevole sul settore, influenzando gli investimenti aziendali e introducendo un grado di incertezza normativa. Il regolamento ha altresì implementato sanzioni più stringenti, richiamando articoli specifici del codice della navigazione e stabilendo procedure esatte per la segnalazione di incidenti gravi. Il regolamento ha, inoltre, stabilito nuove regole per l’accesso alle zone di controllo degli aeroporti, modificando le precedenti norme relative alle altezze e alle distanze permesse per le operazioni dei droni.