Negli ultimi anni, le pubbliche amministrazioni hanno assunto un ruolo sempre più rilevante nella promozione di pratiche sostenibili, grazie al loro potere d’acquisto. Con l’introduzione obbligatoria del Green Public Procurement (GPP), esse sono state chiamate a inserire nei loro processi di acquisto criteri che riducono l’impatto ambientale e promuovono l’uso efficiente delle risorse. Parte di questa transizione sono i Criteri Ambientali Minimi (CAM), che guidano la selezione di progetti e servizi secondo criteri di sostenibilità ambientale.

I CAM sono requisiti che si applicano lungo tutto il ciclo di vita di un’opera o prodotto, dalla progettazione alla realizzazione, e riguardano beni e servizi acquistati attraverso contratti pubblici. La loro adozione risponde alla necessità di orientare il mercato verso la sostenibilità, promuovendo tecnologie e pratiche innovative che riducano l’impatto sull’ambiente.

L’implementazione dei CAM si inserisce all’interno delle direttive europee. La Direttiva 2004/18/CE ha sancito per la prima volta l’importanza dell’integrazione di considerazioni ambientali negli appalti pubblici. Questa normativa, recepita in Italia con il Decreto Legislativo 163/2006, ha posto le basi per l’inserimento obbligatorio di specifiche tecniche e clausole contrattuali di sostenibilità negli appalti pubblici.

Successivamente, le direttive del 2014 (2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE) hanno rafforzato questo orientamento, imponendo agli Stati membri di considerare la tutela dell’ambiente in tutte le politiche di appalto pubblico. In Italia, questo è stato recepito con il Decreto Legislativo 50/2016, che ha esteso l’obbligo dei CAM a tutti gli appalti pubblici. L’obiettivo è stato quello di integrare sempre più i criteri ambientali nelle procedure di gara, assicurando che gli appalti pubblici promuovano la sostenibilità.

Con il nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 36/2023), l’obbligatorietà dei CAM è stata confermata. Le amministrazioni devono rispettare questi criteri per garantire che le opere pubbliche rispondano a standard di sostenibilità elevati. In alcuni casi, possono essere utilizzati CAM premianti, che attribuiscono punteggi aggiuntivi a soluzioni particolarmente innovative e green.

Nel 2024, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha aggiornato i CAM per la progettazione e l’esecuzione dei lavori relativi alle infrastrutture stradali, introducendo i cosiddetti CAM strade. Con il decreto del 5 agosto 2024, sono stati adottati i nuovi criteri, che entreranno in vigore il 21 dicembre 2024. Questi CAM mirano a ridurre l’impatto ambientale delle opere stradali, dalla costruzione alla manutenzione, promuovendo soluzioni che ottimizzano l’uso delle risorse e riducono le emissioni.

Il settore delle infrastrutture stradali, cruciale per l’economia e la mobilità, necessitava di un quadro normativo che lo allineasse agli standard già consolidati in altri ambiti, come quello edilizio. I CAM strade sono stati sviluppati per garantire che le opere infrastrutturali non solo soddisfino esigenze di funzionalità e sicurezza, ma siano anche sostenibili nel lungo periodo. Essi promuovono l’uso di materiali riciclati, la riduzione delle emissioni e la gestione sostenibile delle risorse, incentivando soluzioni che riducano i costi e i rifiuti.

Il decreto ministeriale del 5 agosto 2024 è strutturato in due sezioni: una riguarda i criteri per l’affidamento dei servizi di progettazione e l’altra per l’affidamento dei lavori. I criteri si suddividono in obbligatori e premianti. Questi ultimi sono utilizzati quando l’aggiudicazione si basa sull’offerta economicamente più vantaggiosa, incentivando proposte che superano i requisiti minimi.

In situazioni particolari, il decreto consente deroghe ai CAM, ma queste devono essere giustificate nella Relazione CAM, un documento redatto dal progettista che spiega le scelte tecniche adottate. Questa relazione deve includere anche una valutazione dettagliata dei materiali e della conformità ai criteri ambientali.

I CAM strade si applicano a tutti i contratti di appalto per la progettazione, esecuzione e manutenzione di infrastrutture stradali, incluse aree come marciapiedi, parcheggi e piazze. Inoltre, i fornitori coinvolti devono rispettare gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), che regolano la rendicontazione della sostenibilità, assicurando trasparenza e verificabilità nelle pratiche adottate.

Il rispetto dei CAM non si limita alla fase di progettazione, ma deve essere monitorato durante tutta l’esecuzione del progetto. Le stazioni appaltanti sono tenute a verificare la conformità delle opere ai criteri ambientali indicati nei documenti contrattuali. La verifica avviene in diverse fasi: preliminare, per l’attribuzione di punteggi premianti; durante la progettazione, per valutare la coerenza con i CAM; durante l’esecuzione, monitorando il rispetto delle specifiche tecniche; e infine, alla conclusione del progetto, per ottenere la certificazione di conformità.

Se vengono rilevate violazioni o inadempienze, la stazione appaltante può risolvere il contratto, tutelando l’interesse pubblico. Questo meccanismo di controllo garantisce che gli appalti pubblici diventino strumenti efficaci per promuovere la sostenibilità.

I CAM strade rappresentano un passo fondamentale verso la realizzazione di infrastrutture più sostenibili in Italia. Attraverso la promozione di criteri ambientali, il settore delle infrastrutture stradali può diventare un esempio di sostenibilità, promuovendo l’innovazione tecnologica e riducendo l’impatto ambientale delle opere pubbliche.

L’adozione di questi criteri offre anche nuove opportunità per lo sviluppo di competenze specializzate nel settore della progettazione e gestione ambientale, contribuendo alla creazione di posti di lavoro green e all’accelerazione della transizione ecologica.

In definitiva, i CAM strade rappresentano una grande opportunità per trasformare il settore delle infrastrutture, garantendo opere pubbliche che rispettino l’ambiente e promuovano il benessere delle generazioni future. Grazie all’adozione di pratiche sostenibili, l’Italia può posizionarsi come leader nella costruzione di infrastrutture resilienti, inclusive e rispettose delle risorse naturali, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

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