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Gli immigrati si ribellano. Scendono in piazza e urlano “I nostri diritti non vengono garantiti.” E così, per farsi sentire, bloccano strade e creano disagi. Voluti, naturalmente. Tutto questo accade quasi giornalmente. In tutta Italia. Una Terra satura, pronta a scoppiare.  Una piccola notizia di cronaca (molto spesso 10 righe di agenzia) che non sempre viene data. Si sa, per alcuni giornali “buonisti” è indispensabile “non alimentare l’odio” nei confronti dei neri d’Africa.

Qui non si parla di razzismo, di odio, ma di guerra. Si, di guerra: fra poveri. Da un lato gli  italiani oppressi. Senza casa, senza lavoro, senza soldi, senza futuro. Senza diritti. Dall’altro, invece, gli immigrati, che arrivano nel nostro Paese pieni di speranze che svaniscono non appena poggiano i piedi nudi sulla banchina del primo porto che li accoglie. Rischiano la vita in mare per nulla. Per una vita fatta di stenti. Penso agli immigrati di Rosarno, San Ferdinando, Borgo Mezzanone, Foggia costretti a vivere in baracche fatiscenti fatte con legna, plastica e fango. Sfruttati nei campi, insieme agli italiani, per 25 euro al giorno. Ma chi gliela fa fare? Anzi, lo chiedo a loro: chi ve la fa fare?

Molti si sono pentiti di aver attraversato il mare per venire in Europa. Tanti altri, invece, no. Preferiscono l’Italia. “Qui si sta bene” dicono. E come dargli torto. Si mangia, si dorme, si naviga in internet, si fuma. Tutto gratis. Per loro, certo! Per i più fortunati e i più svogliati la vita in Italia è una vera pacchia. Soprattutto quando la prefettura li spedisce in hotel a 4 stelle affacciati sul mare. Come nel vibonese, in Calabria, dove,  nonostante siano ospitati in strutture alberghiere, scalciano. Mentre lo Stato guarda. Inerme. E i cittadini “odiano”.

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