È proprio vero, non c’è limite al peggio. Soprattutto se si parla di Calabria. Soprattutto se si parla di sanità. Mentre tutta Italia da lunedì si colorerà di giallo, la Calabria rischia di finire in zona arancione, forse rossa. Perché? Semplice, chi deve fare non fa. O peggio, fa male. Molto male. La colpa? Non certo del suo presidente. Lì, in quella Terra bella e dannata, a gestire la sanità (da un decennio) c’è un commissario mandato dal governo. Un uomo dello Stato. Un prefetto, un poliziotto. Che, a quanto pare, ha fallito. Le cose non vanno per niente bene. Come nel resto delle Asp sparse per tutta la regione, le aziende sanitarie locali gestite sempre da commissari nominati.

Sì, è inutile negarlo la ‘ndrangheta fa il bello e il cattivo tempo (i commissariamenti ne sono una prova). Decide chi deve vivere e chi deve morire, ha interessi ovunque ci tiene sempre a sottolineare il commissario Guido Longo. Come dargli torto? Impossibile. La ‘ndrangheta è una montagna di merda con mani sporche e puzzolenti ovunque. I clan gestiscono la sanità da anni facendo soldi a palate e le prove stanno nelle decine di inchieste e nelle centinaia di arresti fatti negli anni. Ma siamo proprio sicuri che sia sempre e solo colpa della ‘ndrangheta o non sia un alibi utilizzato di tanto in tanto per nascondere i propri errori?

Non è dato sapere, un fatto è certo: qualcuno si è dimenticato di inserire nella piattaforma nazionale 23mila vaccinazioni somministrate, falsando i dati. La denuncia arriva direttamente dal presidente Nino Spirlì: “Rendiamo nota un’altra vergogna. Ho avuto la conferma che ci sono 23mila vaccinazioni somministrate e non ancora riportate sulla piattaforma nazionale. Ci sono le schede tutte regolarmente registrate sul cartaceo, ma dal cartaceo al computer, da settimane, non vengono trasferite. Stiamo approfondendo per capire e sapere i nomi delle persone che non stanno facendo il loro lavoro, perché devono essere mandate a casa.”

Ma c’è di più, in Calabria si consuma una vergogna dietro l’altra. A dire del presidente “qualcuno blocca la consegna del centro Covid da 100 posti a Catanzaro.” Quel qualcuno è tra gli uffici dell’azienda sanitaria Mater Domini, anche questa commissariata. “Sono cinque mesi – ha affermato Spirlì – che stiamo aspettando che l’Azienda consegni i locali della struttura sanitaria Villa Bianca che, tra l’altro, assieme alla Protezione civile, abbiamo provveduto a mettere in attività per riaprire questo grande “reparto Covid” nella zona centrale della Calabria. La stima è di 100 posti, ma ancora non ci sono stati consegnati. Vogliamo sapere chi blocca questa operazione, perché finora siamo stati collaborativi, da oggi in poi non lo saremo più.” Minaccia Spirlì, che oltre a combattere contro il Covid deve lottare con i burocrati e la burocrazia della sua stessa regione. “Abbiamo un bisogno assoluto di questi posti letto, però ora basta, la pazienza è arrivata al limite. Dei 100 posti stimati, pare che si sia arrivati a 10. Voglio avere la consegna immediata di questo plesso. Oggi ognuno si assume le proprie responsabilità.” Qualcuno si farà avanti?

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