Genny’ a Carogna non è il male assoluto. E forse neanche quello relativo. Seguitare a prendersela con lui non fa altro che alimentare il vizio tutto italiota di scagliarsi contro l’albero senza guardare (figuriamoci estirpare) la radice.

Perché il marcio vero non è la sbruffonaggine con la quale il capo ultras stava a cavalcioni sulle barriere di protezione della curva, ma la tranquillità con cui ci stava. Il marcio vero non è che fosse il figlio di un camorrista né tantomeno che fosse già stato soggetto a Daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive), ma l’impunità e la compiacenza con cui continuava a farlo, nonostante le autorità competenti lo conoscessero da tempo. Il marcio vero non è nemmeno la maglietta “Speziale libero” a difesa del condannato per l’omicidio dell’ispettore Raciti, bensì il fatto che a Raciti la Regione Siciliana non sia stata in grado di tributare una medaglia d’oro al valore civile e che il comune di Catania non sia stato capace di intitolargli una piazza.

Nomi, parole, scritte.

Che differenza c’è tra uno “Speziale libero” e una “piazza Raciti”, voi direte? Nulla, appunto. Ma non perché la simbologia e i ricordi non abbiano valore, ma perché sono stati depredati di significato e di valore dallo stesso Stato che continua a cedere pezzi di sovranità nazionale a favore di quella territoriale. Che siano organizzazioni criminali o camorristiche poco importa. Il male assoluto è la lascivia, l’indifferenza, la trattativa, l’incapacità di fare rispettare le proprie leggi, e non quelle della curva o del rione. Se ci fosse uno Stato presente, capace di metterci la faccia e non solo di tagliare i nastri o sciorinare annunci in pompa magna, ecco, se ci fosse uno stato simile a tutto questo, il ladro, il delinquente, il criminale seguiterebbero a rubare, ma almeno avrebbero qualcuno pronto a contrastarli. Senza far finta.

P.S: queste sono le parole della vedova Raciti, dicono più di ogni altra cosa:

“Allo stadio c’erano anche il presidente del Senato, Pietro Grasso e altri vertici dello Stato. Non ho ricevuto nessuna telefonata di solidarietà, se fosse scappato il morto sarebbero corsi ai funerali”.

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