C’è un articolo della Costituzione che vale soltanto per i politici. Si tratta del numero 27 e recita così: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Trattasi della presunzione di non colpevolezza, sancita anche dall’articolo 6, n. 2 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dall’articolo 48 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. È un tema che coloro che si definiscono garantisti dovrebbero conoscere come l’Ave Maria. Invece, il ministro dell’Interno Angelino Alfano lo ha totalmente dimenticato. 

Erano passate da poco le 18 quando ieri dichiarava: “Secondo quanto rilevato dal profilo genetico in possesso degli inquirenti, l’assassino della piccola Yara Gambirasio è una persona del luogo, dunque dalla provincia di Bergamo. Ringraziamo tutti, ognuno nel proprio ruolo, per l’impegno massimo, l’alta professionalità e la passione investiti nella difficile ricerca di questo efferato assassino che, finalmente, non è più senza volto”.

Efferato assassino, ancor prima di essere processato e ancor prima che il gip ne convalidasse l’arresto. Massimo Giuseppe Bossetti è stato già indagato, posto alla sbarra e condannato. Amen.

Lungi da me addentrarmi nello scontro tra la Procura (che certo non è esente da colpe in tema di fuga di notizie) e il titolare del Viminale. E lungi da me trascurare gli esami del Dna e i rilievi che gli inquirenti e gli investigatori considerano determinanti nell’individuazione del presunto assassino. Pure le reazioni umorali delle persone sono comprensibili e prevedibili (anche se augurare la morte e la tortura è un esercizio che non mi appartiene), ci sono sempre state e ci saranno sempre e non è solo colpa dei media.

Qui si vuole solo evidenziare come un principio sacrosanto sancito dai costituenti e dai giuristi venga rivendicato a proprio uso e consumo. E solo quando fa comodo. Il 21 maggio 2010, Alfano era ministro della Giustizia e, durante il dibattito sul ddl intercettazioni, ricordava che il comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, in una raccomandazione del 10 luglio 2003, “ha ribadito che i giornalisti devono riferire ed effettuare commenti sul sistema giudiziario penale, ma nel rispetto del principio della presunzione di innocenza, che fa parte integrante del diritto ad un equo processo”.

Per non parlare di tutte le volte in cui il leader di Ncd ha invocato la presunzione di innocenza per colleghi politici, da Silvio Berlusconi a Roberto Formigoni fino ai sottosegretari del governo Renzi indagati.

Massimo Giuseppe Bossetti non è un politico e per lui vale la presunzione di colpevolezza. In realtà Bossetti è solo un incensurato accusato di aver compiuto un delitto efferato. E se sarà giudicato colpevole, è doveroso e sacrosanto che paghi. Ma sarà la giustizia a giudicarlo tale. Non un ministro che per qualche minuto di celebrità annuncia tronfio: “Abbiamo preso l’efferato assassino”.

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